C’è divisione tra gli analisti internazionali su quello che farà di qui a poco la Turchia, se cioè assalirà di nuovo il Kurdistan siriano nonostante i dinieghi americani e russi.
Alcuni sostengono che Recep Tayyip Erdogan stia preparando l’ennesima offensiva contro il Kurdistan siriano dopo l’operazione Euphrates Shield nel 2016 seguita dall’operazione Olive Branch, la campagna del 2018 per controllare la città curda di Afrin e la Siria nord-occidentale, e l’operazione Peace Spring, l’assalto del 2019 contro le YPG nel nord-est della Siria.
Questa volta il pretesto sarebbe un attacco attribuito al PKK che lo scorso 10 ottobre uccise due poliziotti turchi nel nord-ovest della Siria e al quale Erdogan ha giurato di reagire.
Secondo la testata online Al-Monitor la Turchia ha iniziato a mobilitare i suoi alleati in Siria (tutti jihadisti ex ISIS) e ha convocato i comandanti ad Ankara per dare loro istruzioni.
Sempre secondo Al-Monitor questo sarebbe il segnale che Erdogan sta per dare il via a una nuova operazione nel Kurdistan Siriano.
Tuttavia alcuni analisti sostengono che la Turchia mostri solo i muscoli ma che senza il consenso russo e americano, che non ci sarebbe, non potrebbe dare il via a nessuna nuova operazione militare nel Kurdistan Siriano.
Erdogan avrebbe cercato di ottenere quello americano con un colloqui con il Presidente Joe Biden avvenuto a margine del G-20 di Roma, consenso che però gli è stato categoricamente vietato.
Secondo il comandante in capo delle forze democratiche siriane (SDF) allineate agli Stati Uniti, Mazlum Kobane, «Erdogan ha sempre cercato il sostegno di attori internazionali prima di intraprendere un intervento militare nel Kurdistan siriano. Ha fatto minacce e continua a fare minacce. Insiste che interverrà e continuerà a insistere. In tal modo sta cercando di preparare il terreno per un’operazione».
«A mio avviso – continua Kobane – a meno che la Turchia non ottenga l’approvazione della Russia o degli Stati Uniti, Erdogan non può fare un passo del genere. E per quanto ne so non c’è tale approvazione».
Tuttavia sembrerebbe che Erdogan sia andato già oltre un eventuale “approvazione” russa o americana perché non sta ammassando mezzi corazzati e truppe Jihadiste per nulla.
E, a differenza di quanto sostiene il capo delle SDF, Erdogan non ha mai aspettato il consenso di nessuno per aggredire il Kurdistan siriano.
C’è un altro punto importante da tenere in considerazione. Gli Stati Uniti possono opporsi solo fino a un certo punto ad un quarto intervento turco in Kurdistan, perché il silenzio russo sui movimenti militari turchi è tutto un programma.
Gli USA non possono permettersi il lusso che la Turchia finisca sotto l’orbita di Mosca, per cui se Washington si opponesse apertamente e in modo “duro” la Russia potrebbe invece chiudere un occhio (se non tutti e due) pur di portare la Turchia sotto il suo ombrello. Pertanto gli Stati Uniti faranno solo la “voce grossa di circostanza”.
Quindi, quei convogli militari e quell’ammasso di truppe Jihadiste sul confine del Kurdistan libero non promettono nulla di buono e solo gli ottimisti ad oltranza non lo vedono.