Due giorni fa abbiamo analizzato una parte del rapporto presentato come ogni anno dallo Shin Bet lasciando deliberatamente fuori dall’analisi la parte del rapporto che riguardava Hamas in quanto riteniamo che quella parte debba essere affrontata a parte. Oggi analizzeremo proprio quella parte che contiene importanti analisi viste non solo sotto la prospettiva israeliana ma anche in prospettiva globale.

Il fatto cruciale: accordo tra Qatar ed Egitto

Il fatto che lo Shin Bet definisce cruciale per partire ad analizzare con correttezza quello che sarà il 2015 di Hamas è quello dell’accordo tra Qatar ed Egitto, un accordo voluto fortemente dai Paesi del Golfo e in particolare dall’Arabia Saudita che prevede (riassumendo brevemente) un progressivo riavvicinamento dei due Paesi e la ripresa delle relazioni diplomatiche a determinate condizioni, tra le quali la chiusura della sede di Al-Jazeera in Egitto, lo stop immediato dell’invio dei fondi ad Hamas da parte del Qatar, la fine dei finanziamenti alla Fratellanza Musulmana (sempre da parte del Qatar) mentre da parte egiziana c’è l’impegno a togliere il blocco alla Striscia di Gaza e a far passare gli aiuti umanitari a condizione però che il tutto venga gestito dalla Autorità Nazionale Palestinese (ANP) e non da Hamas. Tra le pieghe dell’accordo c’è anche l’espulsione dal Qatar del capo di Hamas, Kaled Meshaal, il quale sembra essere indirizzato a trasferirsi a Teheran o, in alternativa, in Turchia dove Hamas dispone già di una sede operativa.

Le conseguenze dell’accordo tra Qatar ed Egitto

Per Hamas le conseguenze di questo accordo potrebbero essere devastanti. Prima di tutto con il venire meno dei fondi del Qatar la situazione economica di Hamas, già molto compromessa dal blocco egiziano, potrebbe rapidamente precipitare con conseguenze sociali e politiche inimmaginabili. Già nei giorni scorsi la polizia di Hamas ha provveduto a un severo giro di vite verso i dissidenti proprio per paura che si scateni una rivolta popolare. La situazione della ricostruzione di Gaza va molto a rilento e non sono pochi ad aver capito dove stanno le colpe (cioè in Hamas). Di contro questo accordo potrebbe spingere Hamas nelle braccia degli Ayatollah iraniani e portare in breve tempo a un nuovo conflitto armato con Israele. Da sempre ogni volta che Hamas è stato messo alle strette ha reagito facendo in modo di scatenare una guerra con Israele e i segnali arrivati nei giorni scorsi, con un aumento delle attività terroristiche lungo il confine, non sono rassicuranti.

Il ruolo dell’Iran e di Hezbollah

Venendo meno i fondi e l’appoggio del Qatar i terroristi di Hamas sono costretti a rivolgersi altrove e l’Iran è senza dubbio il candidato favorito al ruolo di sostenitore del terrorismo palestinese. La scorsa settimana Kaled Meshaal è volato a Teheran dove ha avuto rassicurazioni sull’appoggio militare e finanziario da parte iraniana. Ma anche i messaggi che arrivano da Hezbollah sono chiari: Hezbollah appoggerà militarmente Hamas in caso di nuovo conflitto con Israele. Lo ha detto pochi giorni fa Hassan Nasrallah alla TV di Hezbollah, Al-Manar.

Il ruolo occulto (ma non troppo) della Turchia

Un altro attore regionale da tenere sul radar della intelligence israeliana è la Turchia. Alleato di ferro del Qatar non ha ben digerito l’accordo con l’Egitto. La Turchia potrebbe far valere il suo peso più in Cisgiordania che a Gaza, aiutando le cellule di Hamas a prendere il potere in West Bank abbattendo la ANP. Ci hanno già provato a metà di quest’anno senza pero riuscirci ma lo Shin Bet ritiene che il piano sia tutt’altro che accantonato. E il progressivo aumento delle tensioni in Cisgiordania non lasciano purtroppo presagire nulla di buono.

Le previsioni dello Shin Bet

Nel 2015 lo Shin Bet prevede un progressivo innalzamento della tensione lungo il confine con Gaza e in Cisgiordania. L’insieme degli elementi sopra esposti fanno credere agli analisti israeliani che Hamas farà di tutto per prendere il potere in Cisgiordania e, con molta probabilità, userà ancora l’arma del conflitto con Israele per farlo. Il grosso fallimento della guerra scoppiata in luglio è stato proprio quello di non essere riusciti a scatenare la terza intifada, o almeno di non averla scatenata su larga scala. Lo Shin Bet ritiene fortemente probabile che Hamas ci riproverà sin dai primi mesi del 2015. L’intelligence israeliana ha le prove che Hamas ha acquistato cemento da almeno 8.000 proprietari di case, cemento che doveva essere usato per la ricostruzione delle abitazioni civili ma che invece viene usato per la ricostruzione dei tunnel distrutti con la guerra della scorsa estate. Nel rapporto vengono espressamente citate le gallerie di Shujaiya e Khan Younis definendole come in “avanzato stato di ricostruzione”. L’attuale situazione politica israeliana potrebbe inoltre favorire i piani di Hamas in particolare perché, secondo lo Shin Bet, c’è poco coordinamento tra Israele e Nazioni Unite sul controllo delle merci che vengono introdotte nella Striscia di Gaza, un coordinamento ulteriormente minato proprio dallo stallo politico in Israele.

[glyphicon type=”user”] Scritto da Noemi Cabitza

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