A proposito degli S-300 russi in Siria. Tutto pronto ma…

21 Febbraio 2019

Il sito israeliano Image Satellite International (ISI) ha diffuso foto satellitari sul sistema anti-aereo russo S-300 nei pressi della cittadina di Masyaf, nel governatorato di Hama, nella zona centro-occidentale della Siria.

In tutto si tratta di tre (su quattro) postazioni erette dalle forze armate siriane insieme agli alleati russi.

Una delle foto satellitari diffuse da Image Satellite International

Secondo Al-Masdar News, un network specializzato in notizie del mondo arabo e del Medio Oriente, una fonte ha confermato che le forze armate siriane sono impegnate in un intenso addestramento sul sistema prima di poterlo usare correttamente e autonomamente.

La notizia può essere vera in quanto un sistema più recente, rispetto ai più anziani S-200 da cui derivano, ha bisogno di personale addestrato.

La notizia conferma anche che i russi non hanno nessuna intenzione di utilizzarlo contro i jet da combattimento israeliani impegnati nei raid come invece alcuni ministri avevano dichiarato dopo l’abbattimento dell’aereo spia russo a causa del“fuoco amico” siriano.

Dal loro arrivo in Siria gli S-300 sarebbero potuti essere usati direttamente dalle forze armate russe contro i caccia con la Stella di David che hanno attaccato i siti iraniani in Siria.

Anche se non sono proprio alleati, Gerusalemme e Mosca hanno accordi in comune sia geopolitici che energetici, e non bisogna dimenticare che Putin ci tiene ai suoi connazionali che hanno la cittadinanza in Israele, che siano ebrei o cristiani-ortodossi.

I sistemi S-300 sono conosciuti in occidente sia per le esercitazioni che paesi NATO fanno periodicamente in Ucraina, sia perché qualche mese fa a Salt Lake City atterrò un cargo militare ucraino che alcuni osservatori hanno dichiarato avesse nella stiva un sistema S-300 completo da far valutare alle forze armate americane, sicuramente in un sito riservato come potrebbe essere la fantomaitica Area 51 in Nevada, fuori da occhi indiscreti.

Questi stessi sistemi che il governo venezuelano, e qui ci spostiamo dall’altra parte dell’oceano, sta attualmente dispiegando nei punti strategici del paese.

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