Se quello che stanno studiando le menti machiavelliche del centrodestra per bloccare i talk show ostili al premier andasse in porto ci troveremmo di fronte ad uno dei più clamorosi casi di “tentativo di controllo della libera stampa” della storia italiana, una violazione palese dell’art.21 della Costituzione.
Ma cosa stanno tramando i machiavellici cervelloni addetti alla comunicazione del premier? Semplice, vogliono mettere il bavaglio a tutte quelle trasmissioni che in qualche modo vanno contro Berlusconi comprese quelle delle Tv private, quindi comprese anche quelle de La 7 che, obbiettivamente, è rimasta l’unica rete veramente libera in Italia.
L’attacco parte principalmente per silenziare Santoro e Travaglio che attraverso “Anno Zero” qualche mazzata al Premier l’hanno data. La cosa non è nuova e i tentativi di inserire in trasmissione persone gradite al Premier (tipo Sgarbi) sono tutte fallite per l’ostinazione (giusta) del conduttore a voler scegliere chi invitare e chi no senza imposizioni dall’alto. Ma i Machiavelli del Premier non si sono arresi e adesso vogliono rilanciare con un provvedimento politico. A farlo è il Senatore Alessio Butti che ha presentato una riforma sul pluralismo della TV che, se dovesse passare, imporrebbe alla RAI di inserire in ogni talk show due presentatori di opposte idee, due opinionisti, due vignettisti, almeno un rappresentante di ogni forza politica (compresa la Südtiroler Volkspartei) ecc. ecc. Finita qui? No perché a quel punto, come anticipa Il Fatto Quotidiano, sarebbe costretta a chiedere anche alle reti private di applicare gli stessi parametri che applica la RAI con conseguenze devastanti sulla libertà di scelta dei conduttori. Un modo per silenziare La 7 e le sue trasmissioni che tanti spettatori fanno e, soprattutto, Mentana che con il suo TG assolutamente imparziale sta facendo man bassa di consenso.
A dire il vero, come anticipa Il Fatto, il provvedimento mira principalmente a silenziare Travaglio e Santoro ed è il punto finale di una offensiva mediatica del Premier che ha usato a suo piacimento il servizio pubblico, come se le reti di cui dispone non fossero più abbastanza. E allora abbiamo assistito alla ridicola intervista sul TG1 fatta con domande dettate e poste dopo che Berlusconi aveva letto (sul gobbo) le risposte, la collocazione in prima serata di personaggi come Sgarbi e Vespa, la proibizione a “Parla con me” di trasmettere la fine del film “Il Caimano” di Nanni Moretti mentre sua RAI 2 andava in onda “Le vite degli altri”, un film che parlava di “abuso delle intercettazioni “.
Ma quello che più inquieta di questa norma che potrebbe essere votata la prossima settimana è l’obbligo per i talk show di non trattare lo stesso argomento se, quell’argomento, è stato trattato da altri nell’arco temporale di otto giorni. Per farvi capire, se Vespa il lunedì parla di Berlusconi, né Ballarò il martedì né Anno Zero il giovedì potranno parlare di Berlusconi. Ingegnoso no? Poi non si potrà più usare la satira per fatti di attualità, quindi programmi come Parla con me potranno tranquillamente essere chiusi. Insomma, un sistema che definire talebano è dir poco.
Chiaro che andranno fatti tutti i passi necessari per garantire il rispetto dell’art.21 della Costituzione e, a occhio, queste norme lo violano in maniera più che palese. Il Premier vuole il controllo totale dei media perché si è accorto che chi non guarda quello che propinano i suoi lecchini inizia a vedere il paese reale e non quello virtuale modello Beautiful che si vuol far vedere. La lotta è appena iniziata e sarà lunga e dura.
Carlotta Visentin