Cosa succederebbe se sauditi e iraniani si riavvicinassero, magari nel nome di un un interesse superiore legato all’Islam? Cosa ne sarebbe degli attuali equilibri in Medio Oriente?
In molti ritengono che questa sia una possibilità molto remota, che le strade prese da sauditi e iraniani divergano così tanto che un riavvicinamento tra le due maggiori potenze islamiche al mondo sia pressoché impossibile. Che la guerra secolare tra islam sciita e islam sunnita sia ormai così radicata che un avvicinamento tra Teheran e Riad non sia possibile.
Personalmente invece non ne sarei così tanto convinto, specie se per un puro caso sauditi e iraniani dovessero trovare un qualche accordo sul conflitto in Yemen.
L’Iran ha già dimostrato che quando si parla di interesse nazionale non si fa scrupolo di legare con potenze sunnite o con gruppi terroristici sunniti.
Il Qatar per esempio non ha nessun problema con Teheran così come il Bahrein e altri stati sunniti africani o del nord Africa. L’Iran ha ospitato e coperto per anni il figlio di Osama Bin Laden, capo di Al Qaeda, un gruppo terrorista sunnita. Gli iraniani finanziano e armano Hamas, altro gruppo terrorista sunnita.
I sauditi sono più rigidi anche se, per esempio, non si fanno scrupolo di fare affari con il Pakistan, cioè con il secondo paese islamico più popoloso e secondo paese islamico per popolazione sciita.
Arabia Saudita e Iran hanno lo stesso nemico: Israele
A dispetto delle tanti voci che parlano di un miglioramento delle relazioni tra Arabia Saudita e Israele, degli Stati del Golfo i sauditi sono ancora gli unici a escludere completamente qualsiasi mossa di avvicinamento pubblico a Israele. Ci sono state importanti manifestazioni di avvicinamento verso Stato Ebraico da parte di diversi Paesi arabi (non solo del Golfo), ma non da parte dei sauditi.
Anzi, nelle scuole saudite si insegna l’antisemitismo e l’odio verso gli ebrei e i diversi, mentre proprio ieri l’Arabia Saudita ha rinunciato ad ospitare il Torneo mondiale di scacchi Blitz e Rapid Championship (che quindi si terrà in Russia) perché avrebbe dovuto dare dei visti di ingresso anche agli scacchisti israeliani.
Detto sinceramente non mi sembra che ci sia tutto questo avvicinamento tra Arabia Saudita e Israele. A parole forse qualcosa è migliorato con l’avvento sulla scena di Mohammad bin Salman (MBS), ma il Principe ereditario è sempre più isolato e messo all’angolo dai suoi nemici per la storia di Jamal Khashoggi.
Sono in molti a non fidarsi di Riad e a sostenere che piuttosto che un avvicinamento a Israele molti importanti personaggi sauditi preferirebbero riavvicinarsi all’Iran, se non altro per la comunanza di obiettivi a livello globale anche se quelli regionali sono divergenti. E poi c’è sempre Israele che, MBS a parte, rimane il nemico mortale di sauditi e iraniani.
Fallita la politica di Mohammad bin Salman si guarda altrove
Ormai è chiaro che Mohammad bin Salman ha quasi le mani legate e che la sua politica regionale basata proprio su un miglioramento delle relazioni con Israele non piace a nessuno a Riad. Così si guarda altrove, non escluso Teheran.
La cosiddetta “causa palestinese” potrebbe fare da collante e servire a superare le non poche divergenze tra sauditi e iraniani.
Il furbo e scaltro Abu Mazen sta lavorando proprio a questo e non è affatto detto che non ci riesca. Ricordiamo infatti che al di la delle belle parole e delle ipotesi degli analisti, tutta questa gente ha sempre un obiettivo chiaro in mente che li unisce tutti: distruggere Israele.
Personalmente rimango sempre dell’idea che il mondo musulmano, sebbene diviso da tante correnti e obiettivi diversi, abbia quell’unico grande interesse comune che impedisce e impedirà qualsiasi avvicinamento allo Stato Ebraico e che piuttosto che “collaborare con gli ebrei” preferiscano collaborare tra di loro, se non altro perché sia sciiti che sunniti hanno come obiettivo finale quello della esportazione dell’islam in tutto il mondo.
Ecco perché, sebbene tutti credano il contrario, temo che sia più probabile di quanto si creda un riavvicinamento tra sauditi e iraniani. E se ciò avvenisse salterebbe tutto, dalla impostazione della politica estera americana in Medio Oriente, agli equilibri nella regione. E non sarebbe davvero una gran cosa per nessuno, nemmeno per l’Europa.