Fu il Grande Ayatollah Ali Khamenei in persona a ordinare l’attacco iraniano all’Arabia Saudita che lo scorso 14 settembre colpì importanti infrastrutture petrolifere saudite.

A sostenerlo è un dettagliato rapporto pubblicato nella tarda serata di ieri dalla agenzia Reuters.

Il rapporto spiega alcuni retroscena molto importanti come il fatto che gli iraniani discutessero di questo attacco ben quattro mesi prima di portarlo a compimento.

Riporta delle divisioni interne tra i Pasdaran che volevano colpire una base americana e alcuni membri del regime che volevano invece “limitarsi” a colpire l’Arabia Saudita.

Alla fine fu la guida suprema iraniana a decidere di colpire le infrastrutture saudite e non una base militare americana per non provocare una reazione degli Stati Uniti e probabilmente anche di Israele.

Khamenei temeva che colpire una base americana “potesse provocare feroci ritorsioni da parte di gli Stati Uniti e incoraggiare Israele, spingendo potenzialmente la regione in guerra “, afferma il rapporto, citando quattro persone che hanno familiarità con la pianificazione dell’attacco.

Il rapporto descrive le discussioni e le decisioni che hanno portato all’attacco, affermando che il tutto si è svolto in una serie di cinque incontri che si sono svolti a partire da maggio in un complesso pesantemente fortificato a Teheran e ai quali hanno partecipato alti comandanti del Corpo dei Guardiani della Rivoluzione Islamica (IRGC).

«È ora di tirare fuori le nostre spade e dare loro una lezione»

«È ora di tirare fuori le nostre spade e dare loro una lezione» avrebbe detto uno dei comandati del IRGC spingendo per colpire una base americana. Khamenei stesso ha partecipato ad almeno una delle riunioni.

Alla fine fu la stessa Guida Suprema iraniana a decidere si colpire l’Arabia Saudita.

“Il gruppo ha deciso infine di attaccare le installazioni petrolifere dell’Arabia Saudita perché comunque avrebbero provocato grandi titoli sui media, infliggere sofferenza economica a un avversario e comunque avrebbero trasmesso un messaggio forte a Washington”, afferma il rapporto della Reuters.

Il rapporto afferma che l’Iran nell’attacco ha usato 18 droni e tre missili da crociera in grado di volare a bassa quota e li ha fatti volare in “percorsi tortuosi verso le installazioni petrolifere, come parte dello sforzo dell’Iran per mascherare il suo coinvolgimento”.

L’Iran ha fermamente smentito il rapporto della Reuters.