Prima di parlare di qualsiasi cosa credo che sia necessario mettere un punto fermo: Gerusalemme è la capitale di Israele a prescindere da quello che farà o dirà Trump e a prescindere da come la pensa il resto del mondo, musulmano o meno.
Ciò premesso, il sottoscritto è uno di quelli che pensa che la decisione che si appresta ad annunciare oggi il Presidente Trump abbia molti svantaggi e pochi vantaggi per Israele e soprattutto per gli israeliani. So benissimo che simbolicamente l’annuncio americano vuol dire molto per gli israeliani, ma mi chiedo dove sia andato a finire quel pragmatismo necessario per fare politica in Medio Oriente, mi chiedo se tatticamente non sia un errore fare un annuncio del genere in questo preciso momento nel quale dopo 70 anni i movimenti palestinesi sono in grossa difficoltà mentre il mondo musulmano, Arabia Saudita in testa, mostra un interesse sempre maggiore a regolarizzare le relazioni con Israele. Mi chiedo se c’era bisogno, adesso, di dare agli arabi palestinesi un pretesto per continuare la guerra quando gli stessi sauditi stavano mettendo l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) con le spalle al muro. A me sembra un grosso regalo ai nemici e ai falsi amici di Israele.
Di sicuro l’Iran non perderà occasione per strumentalizzare la decisione di Trump e coalizzare il mondo musulmano dietro alla sua lotta contro la democrazia israeliana. Non c’è dubbio che la Turchia, falso (e pericoloso) amico di Israele, ne approfitterà per rilanciare il suo ruolo guida nell’ambito della Fratellanza Musulmana e che cercherà di mettere in imbarazzo Giordania, Egitto e Arabia Saudita che verso Israele hanno un approccio più pragmatico. E tutto questo per cosa? Per poter dire quello che gli israeliani dicono da tempo, cioè che Gerusalemme è la capitale di Israele. OK, ci sarà una potenza come quella americana che certificherà quello che lo Stato Ebraico dice da sempre, ma cosa cambia per gli israeliani? Quale vantaggio ne trae Israele? Qualcuno me ne sa dire almeno uno pratico, che non sia cioè solo morale o di immagine?
Non mi preoccupano le dichiarazioni degli antisemiti e degli odiatori, sono le stesse da 70 anni e non cambierebbero nemmeno se gli israeliani regalassero Gerusalemme agli arabi. Non mi preoccupano nemmeno le dichiarazioni di un musulmano integralista come Erdogan, anche quelle non cambierebbero in nessun caso, anzi, devo dire che sapere di un Erdogan furioso mi provoca un certo piacere. Insomma, non sono le parole a mettermi pensiero ma sono le conseguenze sui delicati equilibri che si stavano faticosamente creando che mi preoccupano.
Secondo me quello che si appresta a fare Trump è un grosso regalo agli integralisti, non solo musulmani ma anche cristiani, quelli che da vari pulpiti (spesso al calduccio e al sicuro) chiamano alla guerra santa ben sapendo che a combatterla non saranno loro ma i militari israeliani, quelli che “le libertà occidentali si difendono sotto le mura di Gerusalemme” ma che mandano avanti gli altri a farlo.
Magari mi sbaglio, magari non succederà niente di tutto quello che immagino, lo spero e sarò il primo a rettificare il mio pensiero e a riconoscere che Trump ha fatto bene. Ma purtroppo dubito che sarà così. Dubito anche che, come dicono in molti, Netanyahu sia contento di questa scelta americana. Ha lavorato anni per avvicinarsi ai sauditi in configurazione anti-iraniana e Trump in un batter d’occhio rischia di vanificare anni di politica oculata e pragmatica. Siamo davvero sicuri che Bibi apprezzi?
Ciò detto, se da un lato la decisione di Trump rischia di scatenare una tempesta, dall’altro l’asserimento europeo ai voleri dei paesi islamici è a dir poco stucchevole. Se si è arrivati a questo punto molta della responsabilità è anche dei paesi europei che da 70 anni negano la storia e negano che Gerusalemme sia la capitale di Israele. Adesso sono gli unici che dovrebbero tacere invece di giustificare le eventuali e promesse violenze islamiche, perché con le loro parole e le loro paure è questo quello che stanno facendo. A questo punto era più saggio allinearsi a Trump o quanto meno tacere e piuttosto ammonire che in nessun caso sarebbero giustificati atti di violenza. Invece sembrano quasi dare ragione preventivamente ai terroristi e nemmeno questo va bene.