Non è un terremoto ma poco ci manca. Il discorso pronunciato ieri dal Segretario di Stato americano, Mike Pompeo, alla Heritage Foundation ha scosso mezzo mondo. Se qualcuno aveva qualche dubbio sulle reali intenzioni degli Stati Uniti in merito all’accordo sul nucleare iraniano (JCPOA) quel discorso ha spazzato via ogni seppur minima perplessità.
Le condizioni poste da Mike Pompeo all’Iran sono così dure da apparire palesemente irricevibili per Teheran ma allo stesso tempo mettono il mondo, soprattutto l’Europa, di fronte ad una scelta di campo che butta all’aria tutti i piani di investimento che le grandi compagnie petrolifere e le aziende europee avevano previsto dopo l’implementazione del JCPOA.
Nessuno continuerà a investire in Iran ben sapendo che questo potrebbe costargli uno scontro con l’Amministrazione americana e quindi incorrere in quelle sanzioni che gli USA intendono applicare a Teheran e a chi collabora con gli Ayatollah.
Non hanno tutti i torti gli iraniani quando dicono che la volontà europea di mantenere in piedi l’accordo sul nucleare iraniano non basta. Quell’accordo è già saltato nel momento in cui non comporta più affari commerciali e allontana gli investitori internazionali dal fare accordi con l’Iran.
Le dichiarazioni di Pompeo minano alla base il JCPOA perché pongono paletti inaccettabili per Teheran, sia a livello politico-militare che a livello economico. Se ne sono resi conto anche gli iraniani come ha fatto notare ieri l’ambasciatore iraniano nel Regno Unito, Hamid Baeidinejad, che ieri sera subito dopo la diffusione delle condizioni poste da Mike Pompeo ha portato un attacco durissimo alla politica americana.
Dalla accondiscendenza incondizionata alla lotta senza quartiere
La nuova politica americana nei confronti dell’Iran rivoluziona totalmente l’approccio al regime iraniano, indirettamente anche quello europeo nel momento in cui costringe le grandi aziende europee a rivedere i loro investimenti in Iran. Fa saltare il banco e con molta probabilità porterà gli Ayatollah ad uscire dal JCPOA rovinando anche i piani di Federica Mogherini & C.
Si è passati dalla accondiscendenza incondizionata nei confronti del regime iraniano ad una lotta senza quartiere che costringerà l’Iran a svelare le proprie carte e ad andare a “vedere”.
Il problema per gli iraniani è che quello americano sembra essere tutto fuorché un bluff. Mette l’Iran (e l’Europa) di fronte a una scelta che non ha vie di fuga diplomatiche. O si accettano le condizioni poste e tutto proseguirà bene, oppure se le si rigettano si andrà verso un inasprimento delle sanzioni e probabilmente verso un conflitto armato nel momento in cui a Teheran decideranno (come assai probabile) di riprendere l’arricchimento dell’uranio e di non ottemperare alle richieste americane in merito non solo al nucleare ma all’uscita dalla Siria e alla fine dei finanziamenti ai gruppi terroristici nonché di interrompere il programma balistico.
La vergognosa risposta europea
Ma quello che più di tutto fa rabbrividire in tutta questa vicenda è la risposta europea alle più che giuste richieste americane. Non si prendono minimamente in considerazione le osservazioni sulla inefficacia del JCPOA, non si considera l’appoggio iraniano ai peggiori gruppi terroristici e l’escalation in Medio Oriente dovuta alla presenza iraniana in Siria. No, agli europei interessa solo il fatto che la fine dell’accordo sul nucleare iraniano voglia dire la fine dei lucrosissimi affari con gli Ayatollah. E del fatto che il JCPOA non ha portato alcun beneficio nemmeno alla popolazione iraniana oltre ad aver esacerbato le tensioni in Medio Oriente, appare per gli europei come un dettaglio insignificante rispetto alla perdita di denaro che tutto questo comporta.
Il problema per Bruxelles non è che l’Iran possa dotarsi di armi nucleari e che mina i fragili equilibri mediorientali oppure che minaccia ogni giorno di distruggere la democrazia israeliana, per gli europei il problema è la fine del business. Dove sia finita l’Europa che dovrebbe tutelare pace e Diritti davvero non lo sappiamo.