Finalmente l’Unione Europea si è decisa a fare un passo coraggioso nei confronti dell’Iran e ieri ha deciso di applicare l’embargo petrolifero agli idrocarburi di Teheran (seguita oggi dall’Australia). Nessun nuovo contratto con l’Iran mentre quelli già in essere saranno attivi solo fino al 1° luglio.
E’ un brutto colpo per gli Ayatollah che credevano di poter evitare una decisione come quella presa ieri dalla UE e che nei giorni scorsi avevano prima minacciato di bloccare lo Stretto di Hormuz e poi minacciato i vicini arabi che si erano detti disponibili ad aumentare la loro produzione di petrolio per compensare quella iraniana e quindi tenere il prezzo del greggio entro limiti accettabili.
L’unica che sembra non averla presa bene è Catherine Ashton, ministro degli esteri europeo e amica da sempre con chiunque sia nemico di Israele e quindi anche dell’Iran. La Ashton ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco perché non è riuscita a bloccare la decisione europea, ma è tornata subito alla carica affermando che “le sanzioni potrebbero essere fermate se l’Iran tornasse al tavolo delle trattative con l’AIEA”, una apertura insperata per gli Ayatollah che subito hanno fatto sapere di essere disposti a trattare. Esattamente come hanno fatto altre mille volte, ogni volta che sono all’angolo riaprono le trattative salvo poi continuare imperterriti nella loro corsa alla bomba atomica.
Ma questa volta la Ashton non l’avrà vinta. L’Unione Europea sembra intenzionata ad andare fino in fondo e Francia e Gran Bretagna hanno inviato nel Golfo persico due piccole flotte per proteggere lo Stretto di Hormuz da eventuali azioni iraniane. Che sia veramente la volta buona?
Sarah F.