Alla guerra, alla guerra. Ormai smascherati dal Mossad sul nucleare iraniano è questo il grido di battaglia dei generali iraniani stanchi di essere succubi delle decisioni di un Presidente che loro giudicano “troppo moderato”, stanchi di non poter costruire le armi che vorrebbero, almeno di non poterlo fare liberamente come vorrebbero, stanchi di dover limitare le azioni terroristiche per non “rovinare” l’idillio di Rouhani con l’Europa.
Ed è proprio l’Europa il primo obiettivo delle dichiarazioni di tre dei più importanti generali iraniani che nelle ultime ore hanno parlato all’unisono, quasi certamente dopo averlo deciso collegialmente.
Il primo a parlare è il Generale Hossein Salami, che poi è il vice di Qasem Soleimani, capo delle Forza Quds, cioè la forza d’elite del Corpo dei Guardiani della Rivoluzione Islamica (IRGC). In una intervista alla Fars News Agency il generale Salami mette insieme l’uscita degli USA dall’accordo sul nucleare (JCPOA) e, sebbene senza nominarla direttamente, la durissima risposta israeliana all’attacco missilistico iraniano. «La resistenza è l’unico modo per affrontare e sconfiggere i nemici dell’Iran, non la diplomazia» ha detto Salami alla Fars. Poi, giusto per essere ancora più chiaro afferma che «ovunque l’Iran ha affrontato i suoi nemici ha vinto e ha guadagnato potere attraverso difficili battaglie, non attraverso la diplomazia». Insomma, basta diplomazia, ci vuole la guerra per portare avanti la rivoluzione islamica globale. Il generale Salami non crede che l’Europa possa mantenere in piedi l’accordo sul nucleare da sola, senza cioè gli USA, quindi meglio uscirne subito e riprendere l’arricchimento dell’uranio sin da subito (ammesso che gli iraniani abbiano mai smesso di farlo).
Dello stesso avviso del generale Hossein Salami è il comandante in capo del Corpo dei Guardiani della Rivoluzione Islamica (IRGC), Mohammad Ali Jafari, il quale in una dichiarazione alla stampa ha affermato che «gli europei non sono in grado di fare scelte indipendenti dagli Stati Uniti» e quindi non avrebbe senso per l’Iran rimanere nel JCPOA. Meglio buttare tutto all’aria e tornare sin da subito al programma nucleare militare senza perdere ulteriormente tempo.
Infine a far sentire la propria voce è stato il capo delle forze armate iraniane, il generale Mohammad Hossein Baqeri, il quale ha quasi plaudito la decisione del Presidente Trump di uscire dal JCPOA. «L’accordo sul nucleare non era auspicabile sin dall’inizio» ha detto Baqeri «ma la Repubblica Islamica l’ha accettato comunque con magnanimità. Tuttavia gli Stati Uniti hanno dimostrato di non riuscire a tener fede nemmeno a un impegno favorevole per loro, quindi tanto vale uscire subito dal JCPOA».
Cosa vogliono veramente i generali iraniani?
I generali iraniani, specialmente quelli legati al potentissimo IRGC, vogliono un immediato ritorno al programma nucleare militare (sempre ammesso che fosse stato interrotto) e un atteggiamento più duro e meno diplomatico nell’approccio a Israele. In sostanza, i generali iraniani premono per una guerra aperta con Israele e per una rottura anche con l’Europa sul Programma nucleare. Sono convinti che la cosiddetta “linea moderata” imposta da Hassan Rouhani stia portando l’Iran sulla strada sbagliata e che i problemi non possano essere risolti con la diplomazia.
Difficile dire se effettivamente vogliono la guerra aperta o se usano l’episodio per attaccare la presunta linea moderata di Rouhani (che è tutto fuorché moderata), ma la concomitanza delle dichiarazioni di tre dei maggiori generali iraniani a poche ore dall’annuncio del Presidente Trump sull’accordo sul nucleare iraniano e subito dopo la durissima reazione israeliana lascia pensare a una forte pressione sulla Guida Suprema, l’Ayatollah Ali Khamenei, affinché dia mano libera ai pasdaran sia sul nucleare che nei confronti di Israele.