In Iran si sta valutando seriamente l’eventualità di un intervento armato al fianco del Governo iracheno contro i miliziani quaedisti dell’ISIL (Stato Islamico dell’Iraq e del Levante) che da ieri controllano la città di Mosul, la più importante città del nord dell’Iraq. A dirlo all’agenzia FARS è un alto esponente dei Guardiani della Rivoluzione.
Ieri il Governo iracheno ha dovuto ammettere pubblicamente di aver perso il controllo della città di Mosul, circa 1,5 milioni di abitanti in maggioranza sunniti, ma anche cristiani e maroniti. Strategicamente è un colpo durissimo non solo per l’Iraq ma anche per Iran e Siria perché permette ai terroristi islamici legati ad Al Qaeda di formare una vera e propria enclave sunnita a cavallo tra Iraq e Siria.
Secondo la FARS anche i curdi si sarebbero detti disposti a scendere in campo al fianco del Governo centrale iracheno, sebbene i rapporti tra il Kurdistan e il Premier iracheno, Nuri al-Maliki, non siano propriamente idilliaci, ma evidentemente il fatto che Al Qaeda si stia espandendo in tutta la regione preoccupa parecchio anche i curdi. Le milizie peshmerga sarebbero state mobilitate ma prima di intervenire aspettano il via libera da Baghdad.
Intanto fioccano le reazioni internazionali dopo la notizia della caduta di Mosul, reazioni a dire il vero piuttosto ipocrite dato che la comunità internazionale ha fatto di tutto per creare questa situazione in Iraq, una situazione assolutamente instabile e con un forte coinvolgimento del regime iraniano.
L’eventuale intervento iraniano in Iraq sarebbe molto simile a quello effettuato in Siria, cioè sarebbe affidato ai Guardiani della Rivoluzione iraniana e prevede una presenza permanente dei pasdaran iraniani nel nord dell’Iraq.
Secondo l’Onu in questo momento migliaia di persone sarebbero in fuga dall’area dei combattimenti anche in previsione di una controffensiva irachena.
[glyphicon type=”user”] Scritto da Sarah F.
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