Dopo aver spregiudicatamente attaccato l’Arabia Saudita ora gli Ayatollah passano alle minacce verso tutto e tutti.
«Se verremo attaccati, sarà guerra totale» ha tuonato ieri il Ministro degli esteri iraniano Mohammad Javad Zarif, lasciando intendere che se USA e Arabia Saudita volessero rispondere all’attacco iraniano Teheran scatenerà le sue milizie in tutto il Medio Oriente, quindi anche contro Israele.
In sostanza, quello che dice Zarif è che l’Iran può attaccare e minacciare tutti, ma se attaccato come risposta ai suoi raid e ai suoi piani genocidi, allora succederà il finimondo.
È un vero e proprio atto di prepotenza quello iraniano. Minacciano la distruzione di Israele e mettono in pratica le loro minacce fornendo armi e uomini i loro proxy e attestandosi in Siria e tutti dovrebbero tacere. Attaccano l’Arabia Saudita mettendo a rischio l’economia mondiale e tutti dovrebbero star zitti e muti.
Oggi il Pentagono presenterà al Presidente Trump una «vasta gamma di opzioni militari» come risposta all’attacco iraniano, ma sembra che Donald Trump sia poco incline a dare il via a operazioni militari su larga scala.
Nella riunione prevista per oggi alla Casa Bianca i generali indicheranno una serie di obiettivi all’interno dell’Iran e spiegheranno al Presidente che una azione militare su larga scala potrebbe però scatenare un conflitto molto vasto.
Le alternative sono, attacchi estremamente mirati (come quelli israeliani), attacchi informatici e infine un ulteriore inasprimento delle sanzioni che, come però abbiamo visto, non intaccano il potere dei Guardiani della Rivoluzione.
Secondo fonti vicine alla Casa Bianca il piano di Trump non sarebbe però quello di attaccare l’Iran ma di fornire ai Sauditi i mezzi per difendersi e per contrattaccare, un aiuto non solo limitato ad armi più “letali” ma anche dando accesso a Riad ad alcune risorse dell’intelligence americana (e forse israeliana).
Intanto la deputata democratica, Elissa Slotkin, chiede al Presidente Trump di andare al Congresso a riferire sulla crisi tra Iran e Stati Uniti e di spiegare come intende rispondere anche in previsione di un conflitto più vasto.