Rubo il titolo ad un editoriale di Judy Shalom Nir-Mozes apparso su Ynet nel quale la giornalista israeliana bacchetta Israele sul caso dell’uccisione di Shirin Abu Aqleh, la giornalista di Al Jazeera uccisa durante un conflitto a fuoco tra esercito israeliano e terroristi islamici palestinesi.
Nell’editoriale si sostiene giustamente che Israele deve smettere di chiedere scusa per cose che non ha commesso.
In particolare, con riferimento a quell’episodio, viene spiegato che un corrispondente di guerra, come lo era la giornalista di Al Jazeera, rischia la vita ogni volta che si mette in gioco con una cinepresa. Succede in ogni parte del mondo e in ogni conflitto.
“Non sappiamo quale proiettile abbia ucciso Abu Aqleh e probabilmente non lo sapremo nel prossimo futuro. Ma questo non ha importanza” scrive la giornalista israeliana.
“Contrariamente all’istigazione da parte palestinese, Abu Aqleh non è stata assassinata da Israele e non è stata presa di mira dall’IDF. Suppongo che lo stesso sia vero per gli uomini armati palestinesi, il cui fuoco non era diretto contro di lei” aggiunge la giornalista.
“Ogni reporter che si occupa di guerre, e molti di noi lo hanno fatto me compresa, sa che si mette in pericolo. Abu Aqleh ne era ben consapevole e ne parlava spesso. È un rischio professionale” conclude.
La vicenda della giornalista di Al Jazeera ci porta dritti al punto che andrebbe guardato da due angolazioni, quella israeliana e quella internazionale.
Dall’angolazione israeliana lo Stato Ebraico deve smettere di assumersi responsabilità non sue e aprire inutili indagini. Se un reporter muore perché si trova in mezzo ad un fuoco incrociato la responsabilità non è di nessuno. Se un civile muore perché un terrorista lo ha usato come scudo umano, la responsabilità è del terrorista, non di chi cerca di fermarlo.
Dal lato internazionale la comunità mondiale deve smetterla di non perdere occasione per attaccare Israele mentre tace per cose ben peggiori.
Negli ultimi 30 anni sono stati uccisi circa 20 giornalisti che si occupavano del conflitto israelo-palestinese. Solo nel 2021 un totale di 45 giornalisti sono stati uccisi in conflitti in tutto il mondo e nel 2020 ne sono morti 65. Eppure il mondo insorge solo per la giornalista palestinese.
L’Autorità Palestinese paga un vitalizio ai terroristi. Più ne ammazzano e feriscono, più il vitalizio è alto. C’è un vero e proprio tariffario. Ma nessuno chiede indagini internazionali per questo
Franco Londei
Negli ultimi due mesi sono stati uccisi dai terroristi palestinesi ben 19 israeliani, eppure non mi sembra di aver visto sulla stampa internazionale editoriali che ne parlassero come non ho visto proteste diplomatiche verso l’Autorità Palestinese che oltretutto paga persino un vitalizio ai terroristi e alle loro famiglie. Più ne ammazzano e feriscono, più il vitalizio è alto. C’è un vero e proprio tariffario. Ma nessuno chiede indagini internazionali per questo.
Si smetta quindi di cercare i responsabili dell’uccisione di Shirin Abu Aqleh. È morta facendo il suo lavoro come può succedere in contesti lavorativi mille volte meno pericolosi del fare la reporter di guerra. Israele smetta di mettersi a disposizione della comunità internazionale ogni volta che gli viene chiesto con scuse spesso risibili. Israele è una grande democrazia da decenni sotto attacco, non ha bisogno di controllori esterni.