L’Iran riprenderà l’arricchimento dell’uranio. Sempre che l’abbia veramente interrotto, si toglie quel velo di ipocrisia sulle vere intenzioni del regime degli ayatollah. Anzi si cerca come scusa, dopo l’abbandono degli USA dal JCPOA, l’inconsistenza della UE. Ma la domanda che ci si pone guardando al pericolo Iran è: che farà Israele?
La storia, soprattutto di questi ultimi mesi, insegna che la tattica adottata dalle IDF è quella di intervenire prima che sia troppo tardi, o meglio, attaccare prima che la minaccia diventi concreta. Tattica che ha funzionato durante la guerra del 1967 e che è stata adottata in queste ultime settimane in Siria contro gli obbiettivi iraniani.
Prima si azzoppa il nemico in Siria, a due passi da casa, poi sul fronte diplomatico si fa leva sull’aiuto della Russia che vorrebbe liberare il paese dalla presenza di truppe straniere, compreso l’ormai scomodo alleato iraniano, sempre che l’accordo tra i ribelli e il governo dia i suoi frutti. Al contrario si rischia un rallentamento del processo. L’obiettivo finale sarà l’attacco alle centrali in territorio iraniano.
Avendo a disposizione una serie di velivoli in grado di colpire anche in un territorio così distante (F-35I Adir, F-16I Sufa, F-15I Ra’am, tutti non a caso con la lettera “I” specifici per le IDF), con obiettivi già ampiamente comunicati dall’intelligence, contro un sistema difensivo come quello iraniano ormai vetusto (solo pochi missili terra aria di produzione russa ma dalle capacità tutte da verificare), si può immaginare un raid spettacolare tipo quello effettuato nel 1981 sulla centrale nucleare irachena o l’attacco agli aeroporti egiziani nella guerra del 1967. Un raid che si annuncia molto complesso con obbiettivi che possono essere dispersi in un territorio vasto e costituito da zone montuose come quello iraniano. Per questo motivo potrebbero verificarsi atti di sabotaggio per rallentarne o fermare il processo di arricchimento prima del colpo di grazia di un possibile raid. Tutto ciò rispecchia perfettamente la filosofia israeliana per la difesa e la sopravvivenza del Paese. Per i media, l’ONU e la Mogherini si tratterà invece di aggressione. Ma quello è un loro problema.