L’Operation Good Neighbor è l’esempio di cosa sia capace di fare un paese occidentale come Israele per aiutare la popolazione del vicino (nemico) siriano diventati profughi a casa loro (vedi Siria: mentre Assad bombarda i propri cittadini il “nemico” Israele li soccorre).
Le IDF si possono considerare le fondamenta di Israele. Non solo per il gran numero di riservisti che sono la spina dorsale e sono aggregati ai reparti di fanteria regolare. Essendo un paese formato prevalentemente da immigrati provenienti da varie nazioni e culture, le IDF hanno lo scopo di integrare e formare un’identità nazionale israeliana, oltre a insegnare l’ebraico, alfabetizzare le reclute che hanno un livello basso di istruzione, finanziare gli studi superiori agli ufficiali della riserva e gli studi universitari agli ufficiali regolari. In più insegnano tecniche che possono essere utili nella vita di tutti i giorni.
Non sorprende quindi che in Israele il numero di start-up sia sempre in crescita e la tecnologia che sviluppa sia da potenza mondiale.
Tornando in ambito militare gli ufficiali non diventano tali per classe sociale o titoli di studio ma mettono in evidenza le proprie capacità in servizio, partendo come soldati semplici. Un metodo differente anche rispetto alle altre forze armate occidentali. La prova data durante l’operazione Good Neighbor, gli aiuti alla popolazione di Gaza o i bambini siriani e palestinesi curati negli ospedali israeliani è anche frutto del lavoro delle IDF, l’anima dello Stato ebraico. La flessibilità di saper svolgere operazioni militari e civili. Completamente ignorato dagli organi di informazione e troppo spesso calunniati.