L’eliminazione mirata di Ismail Haniyeh rientra a pieno titolo nella lotta al terrorismo islamico che in tanti affermano di fare ma che pochi fanno, o sanno fare, come Israele.
Le critiche verso lo Stato Ebraico seguite a quella eliminazione avvenuta nel cuore di uno stato canaglia e terrorista qual è l’Iran, dimostrano la decadenza dei valori del mondo occidentale e una profonda crisi morale di chi proprio quei valori dovrebbe difendere, gli Stati Uniti.
Non è sfuggita infatti la velocità con cui il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha sottolineato che gli Stati Uniti non erano “al corrente o coinvolti” nella morte di Haniyeh, né è sfuggita l’inverosimile e poco credibile ricostruzione dell’eliminazione fatta dal New York Times volta unicamente a corroborare la tesi di Blinken.
Blinken che invece di sfilarsi e criticare Israele avrebbe dovuto congratularsi con Gerusalemme per aver eliminato il leader di un’organizzazione che ha compiuto il più grande omicidio di massa di ebrei dopo l’Olocausto.
Eppure sia Blinken che il Presidente Biden hanno criticato l’eliminazione di Ismail Haniyeh perché secondo loro allontana la possibilità di un cessate il fuoco a Gaza e porta la regione verso una escalation. Un cessate il fuoco che, se diventasse permanente, lascerebbe Hamas a Gaza libero di pianificare altre stragi di ebrei, altri pogrom, di prendere altri ostaggi e di scavare altri tunnel dai quali attaccare Israele.
Sarebbe la disfatta di Israele, sarebbe come perdere la guerra. E Israele non si può permettere di perdere una guerra perché come scriveva su Foreign Affairs nel 1976 l’ex vice primo ministro di Israele, Yigal Allon: “Israele non può permettersi di perdere una sola guerra… Perdere una sola guerra significa perdere tutto”.
Purtroppo le critiche di Biden e di Blinken non sono isolate. Tutto l’occidente ha criticato Israele per aver ucciso un leader terrorista, per aver cioè combattuto come si deve il terrorismo islamico.
Un occidente che non sa più dove stare e non è in grado nemmeno di criticare e isolare la Turchia, membro della NATO, per il suo aperto sostegno ad un gruppo terrorista paragonabile all’ISIS qual è Hamas.
Un occidente, autodefinitosi “mondo libero” che ha perso la dignità e il lume della ragione se invece di combattere il terrorismo islamico arriva a difenderlo.
E come scrive oggi la redazione del Jerusalem Post: È essenziale riconoscere che le azioni di Israele non sono atti di aggressione ma di autodifesa. Eliminare Haniyeh invia un messaggio forte alle organizzazioni terroristiche in tutto il mondo: i loro leader non sono irraggiungibili. Questo atto dimostra le avanzate capacità di intelligence di Israele e il suo incrollabile impegno a neutralizzare le minacce alla sua sicurezza nazionale e alla sicurezza dei suoi cittadini.
La comunità internazionale deve considerare chi si schiera con individui come Haniyeh. Coloro che lo vedono come un amico o un alleato sono, di fatto, complici del terrore.
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