L’articolo sui nuovi missili balistici e soprattutto su un nuovo jet da combattimento annunciato dalla macchina propagandistica degli ayatollah mi ha ricordato un altro avvenimento simile avvenuto nel lontano 2004. Il regime iraniano, con tanto di servizio televisivo, annunciò il “il nuovo aereo da combattimento prodotto in Iran”: il Saeqeh. Niente più che un americanissimo F-5 Tiger che negli anni settanta lo Scià di Persia acquistò dagli USA in grandi quantità.

La differenza erano i due piani verticali obliqui al posto del singolo. Per chi non conosce il gergo aeronautico 2 code al posto della singola originale. Morale della favola: modesto aggiornamento strutturale e aerodinamico di un aereo vecchio, il cui progetto originale risale agli anni sessanta.

Nel 2007 finirono i test e il “nuovo” jet entrò in servizio effettivo (forse in 40 esemplari circa), anche qui con tanto di propaganda televisiva. Non ci sarebbe da stupirsi se il ”nuovo” jet fosse un ammodernamento degli esemplari americani, russi o cinesi attualmente in servizio con l’IRIAF (Islamic Republic of Iran Air Force). Più o meno come i nuovi missili balistici di chiara derivazione russa.

Come non sarebbe da sottovalutare uno sviluppo dell’F-313 Qaher, presentato nel 2017. In questo caso si tratta di un progetto originale. Anche se alcuni analisti occidentali sono sembrati scettici, grazie alle sue piccole dimensioni sembra essere un dimostratore di tecnologia per un aereo da appoggio ravvicinato. Un velivolo leggero armato di lanciarazzi, bombe di piccolo calibro, anti-sommossa utile per aiutare dall’alto i reparti della Guardia rivoluzionaria. L’industria iraniana si potrebbe essere servita di tecnologia cinese, visto che negli ultimi anni la Cina ha prodotto caccia di nuova generazione.

Bisogna ricordare che gli ultimi aerei da combattimento acquistati nuovi dalla Repubblica Islamica risalgono alla prima metà degli anni novanta: una decina di caccia MiG-29 venduti dalla Russia che poi dovette interrompere le vendite su pressione USA a causa dell’embargo.

Va dato atto ai tecnici iraniani di essere riusciti a mantenere oggi in buone condizioni aerei vecchi, che hanno dovuto sopportare anche otto anni di guerra con l’Iraq durante gli anni ottanta.

Al momento non ci resta che attendere l’annunciata presentazione da parte di Teheran.