Il Diritto Bellico, in Diritto, si riferisce all’insieme di norme giuridiche – sia a livello nazionale che internazionale – che disciplinano la condotta delle parti in guerra. Questa è la definizione che da Wikipedia del Diritto Bellico (o Diritto di guerra), cioè di quella serie di norme decise subito dopo la seconda guerra mondiale per tutelare i combattenti ma soprattutto i non combattenti.

Lo spunto per parlare di Diritto Bellico ce lo da un rapporto del controllore di Stato israeliano, Yosef Shapira, pubblicato pochi giorni fa (passato quasi inosservato) nel quale Shapira a quattro anni dalla Operazione Protective Edge individua alcuni “errori” commessi dal IDF nella gestione del Diritto Bellico e in particolare durante le operazioni militari che coinvolgevano i civili della Striscia di Gaza.

Quelle critiche (secondo noi ingiustificate) si basano sul Diritto Bellico così come concepito e scritto all’indomani della fine del secondo conflitto mondiale, cioè quando il concetto di guerra era ristretto al conflitto tra eserciti regolari e facilmente distinguibili.

Il problema è che quel tipo di guerra non c’è più. Oggi molto difficilmente una guerra viene combattuta da due eserciti regolari e facilmente distinguibili. Specie dopo l’avvento delle guerre che coinvolgono a vario titolo regimi e organizzazioni islamiche il concetto di Diritto Umanitario e di difesa dei civili durante un conflitto è stato completamente stravolto dall’uso sistematico dei civili come scudi umani e dal totale disprezzo per la vita degli stessi civili.

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Di più, il Diritto Bellico viene usato da questi regimi e organizzazioni islamiche alla stregua di un’arma da usare contro quegli eserciti regolari che quel Diritto sono tenuti a rispettare. I civili vengono usati come scudi per proteggere target di rilevante importanza, i combattenti non vestono divise che li farebbero facilmente individuare, così come prevede il Diritto Bellico, ma vestono abiti civili proprio con l’intento di confondersi tra la popolazione.

E allora se cambia la guerra, se cambia il modo di combattere rispetto a quando il Diritto Bellico è stato concepito devono giocoforza cambiare anche le regole. Un esercito regolare, tenuto quindi a rispettare le regole di guerra, che affronta un nemico che si confonde tra i civili e che li usa come scudi umani rischia di partire svantaggiato e di conseguenza di subire perdite rilevanti se gli si chiede il pieno rispetto del Diritto Internazionale così come fu concepito all’indomani della seconda guerra mondiale.

Se cambiano le regole, se cambia il modo di combattere, se il Diritto Internazionale viene usato a abusato per ottenere un vantaggio strategico (come per esempio fanno Hamas, Hezbollah e altri gruppi islamici) non si può chiedere il rispetto del Diritto a una sola parte lasciando che l’altra se ne approfitti. Significa premiare la crudeltà, la prepotenza e la disumanità.

Questo naturalmente non vuol dire che bisognerebbe permettere il bombardamento indiscriminato di civili, come per esempio avviene in Siria e in altri contesti bellici che coinvolgono movimenti e regimi islamici (cioè la maggioranza degli attuali conflitti nel mondo), ma che nel momento in cui vi sono vittime civili in un conflitto tra un esercito regolare e facilmente distinguibile e uno di questi gruppi, la responsabilità di quelle morti andrebbe individuata in coloro che approfittando del Diritto Internazionale hanno provocato quelle vittime, coloro cioè che in maniera deliberata hanno usato quei civili come un’arma per ottenere un vantaggio strategico.

La tutela dei civili in guerra non può essere affidata solo a una parte in causa lasciando che l’altra faccia scempio del Diritto internazionale e umanitario a suo piacimento come è avvenuto fino ad oggi con Hamas, Hezbollah e le altre organizzazioni islamiche. Non si possono premiare i terroristi e penalizzare chi la guerra la conduce nel rispetto del Diritto Internazionale. Un conto è bombardare deliberatamente i civili, come per esempio fanno Assad, Erdogan e altri satrapi islamici, un conto invece è incolpare un esercito regolare che combatte rispettando le regole (mettendo maggiormente a rischio le vite dei propri soldati) delle morti civili provocate da una tattica di guerra criminale.

E se c’è un momento in cui le regole del Diritto Bellico andrebbero ridiscusse è proprio questo, quando regimi e gruppi islamici si apprestano a portare una seria minaccia all’occidente e in particolare a Israele. Almeno si faccia chiarezza su alcuni punti fondamentali quali per esempio l’uso dei civili come scudi umani, sulle responsabilità effettive di eventuali vittime civili in un conflitto tra un esercito regolare e gruppi islamici non facilmente distinguibili dai civili.

Se veramente si vogliono tutelare i civili in guerra è arrivato il momento di togliere dalle mani dai terroristi islamici quest’arma politicamente e militarmente devastante e pericolosissima per gli stessi civili.

Ed è ora di smettere di premiare il terrorismo islamico con condanne unilaterali verso quegli eserciti, come quello israeliano, che il Diritto Internazionale lo rispettano anche mettendo maggiormente a rischio le vite dei proprio soldati. Le responsabilità vanno individuate nella giusta direzione e non ignorate come è stato fatto fino ad ora.