Il Venezuela è sull’orlo del baratro della guerra civile ma nessuno sembra interessarsene, evidentemente perché i venezuelani non sono palestinesi e perché il dittatore Maduro è un simbolo delle sinistre mondiali e non sia mai che coloro che si ammantano del titolo di “difensori dei Diritti Umani” contestino chi sui Diritti Umani ci sputa da una vita.
Ieri a Caracas alcuni manifestanti hanno attaccato con bombe molotov un ramo della Corte Suprema incendiando anche una banca che si trovava nello stesso edificio. La resistenza a Maduro e alla sua dittatura si sta trasformando da resistenza pacifica in lotta violenta ed era quello che purtroppo si temeva potesse succedere come risposta alla violenza delle squadre della morte di Maduro che fino ad oggi hanno provocato la morte di oltre 60 manifestanti e l’arresto arbitrario di migliaia di contestatori pacifici.
Che la situazione in Venezuela stia precipitando se ne rendono conto i “vicini di casa” sudamericani. Ieri il Presidente del Perù, Pedro Pablo Kuczynski, in visita di Stato in Spagna ha espresso forte preoccupazione in merito al fatto che la protesta pacifica si stia trasformando in una guerra civile e che se ciò dovesse realmente accadere vi sia il forte rischio di una fuga di massa dal Venezuela con conseguenze drammatiche per i vicini. «Se non si farà nulla il rischio che la crisi venezuelana sfoci in un bagno di sangue è molto concreto» ha ammonito Pedro Pablo Kuczynski dalla Spagna.
Intanto un gruppo di studenti venezuelani che si autodefinisce “380 Km per il Venezuela” sta marciando pacificamente per tutto il paese per contestare il dittatore Maduro. Il gruppo, composto da studenti provenienti dalle università di tutto il Venezuela, si è prefisso di marciare per i 380 Km che dividono la capitale dello Stato di Lara, Barquisimeto, dalla capitale Caracas, con l’obiettivo di manifestare pacificamente contro la repressione del regime di Maduro. «Siamo contro la costituente illegittima convocata da Maduro e contro la repressione di chi contesta pacificamente» ha detto il portavoce del gruppo, lo studente di medicina Aime Enege. «Camminiamo per questi 380 Km che dividono Barquisimeto da Caracas per riunire tutti gli studenti del Paese e per invitare la gente ad unirsi a noi in questa manifestazione pacifica» ha poi aggiunto Aime confidando di essere molto preoccupato del fatto che difficilmente le squadre della morte di Maduro permetteranno al gruppo di studenti di raggiungere Caracas. «Nove venezuelani su dieci non guadagnano abbastanza per il loro mantenimento e nemmeno per i bisogni primari, gli anziani in Venezuela vivono in situazione drammatica, la più drammatica di tutto il Sud America» ha detto ancora Aime prima di concludere dicendo che «è una situazione che il popolo venezuelano non può più umanamente sopportare».