Israele del sud (Rights Reporter) – Durante la notte sono piovuti sul sud di Israele, un territorio grande quanto una piccola provincia italiana, qualcosa come 150 missili. Per darvi una idea, provate a pensare quale sarebbe l’effetto se dalla Svizzera lanciassero 150 missili in una sola notte sulla provincia di Como. Provate a pensare se gli abitanti di Como, Lecco e altre città del nord Italia fossero costretti a subire per anni gli attacchi svizzeri e debbano vivere perennemente nei rifugi, senza mandare i bambini a scuola, senza poter andare a lavorare e con la perenne paura di essere colpiti da un missile.

Ora, cosa farebbero gli abitanti della provincia di Como? Si rivolgerebbero al proprio Governo e chiederebbero senza remore che l’Italia li difenda da questi attacchi e che colpisca in maniera definitiva i terroristi svizzeri in modo da poter tornare ad una vita normale. Ebbene, è quello che stanno chiedendo da anni gli abitanti del sud di Israele: un intervento decisivo che metta fine alla dittatura di Hamas nella Striscia di Gaza e che faccia tornare quel territorio sotto l’alveo della Autorità Palestinese (AP).

Invece nei giorni scorsi si sono rincorse voci secondo le quali Israele starebbe negoziando una tregua a lungo termine con Hamas, una tregua che assomiglia più ad una resa piuttosto che a un cessate il fuoco di largo respiro.

Viaggiando per le città del sud di Israele la sensazione della popolazione è quella di essere cittadini di serie B, sacrificati alla politica del Premier Netanyahu che, anche se per ragioni più che valide, non vuole un altro conflitto con Hamas. Ma un altro conflitto con Hamas è inevitabile, questo lo sanno tutti. Nessuno crede che anche con una politica fortemente incentrata allo sviluppo della Striscia di Gaza, Hamas rinunci alla sua idea di distruggere Israele. Allora si chiedono: a cosa serve una tregua se non a permettere ai terroristi palestinesi di potersi riarmare in tutta tranquillità? E soprattutto si chiedono: ma veramente il rischio al nord è così forte da spingere il Governo israeliano a non agire al sud?

E’ vero che il sistema di difesa della popolazione è solido ed efficiente, è vero che l’IDF garantisce protezione e in qualche modo riesce a donare un minimo di tranquillità, ma fino a quando Hamas avrà il controllo della Striscia di Gaza quella totale tranquillità che sarebbe un Diritto per qualsiasi cittadino verrà sempre a mancare. «Cosa succederebbe se Hamas lanciasse 150 missili su Tel Aviv?» si chiede una mamma di Sderot. «Forse allora si deciderebbero ad intervenire. I nostri figli non sono forse come i figli degli abitanti di Tel Aviv?» continua la donna chiaramente arrabbiata e sfinita da una notte di allarmi. «La cosa terribile dei razzi è che non sai mai quando arriveranno. Potresti essere nel parco con i tuoi figli quando all’improvviso suona l’allarme rosso e devi correre velocemente al rifugio (hai circa 15 secondi prima che cada il missile) per metterti al riparo dai missili. Questa non è vita» dice un’altra mamma ai giornalisti.

«Da mesi dalla Striscia di Gaza piovono missili e ordigni incendiari che hanno fatto danni incalcolabili» ci dice Ychai, un anziano signore che vive a Kisufim e che ci racconta di aver vissuto molte guerre. «Io non capisco più questa politica attendista. A cosa serve? Non puoi convertire Hamas. Non puoi convincerli a rinunciare alla violenza usando tregue che puntualmente vengono disattese. Ma non hanno imparato nulla a Gerusalemme? L’unica lingua che gli arabi capiscono è la loro lingua, quella della violenza» conclude prima di andarsene chiaramente arrabbiato.

Una decisione da parte del Governo israeliano su cosa fare con Hamas non è più rinviabile. Nessuno vuole la guerra in Israele ma se sono gli altri a perseguire l’obiettivo del conflitto c’è ben poco da fare. Il Premier Netanyahu ha convocato per questa mattina il gabinetto di crisi per decidere il da farsi. Al sud in tanti pensano che sceglierà ancora una volta di non prendere la strada della escalation e, per dirla tutta, non ne sono affatto contenti.