In un editoriale pubblicato due giorni fa sul Jerusalem Post, l’editorialista Amots Asa-El ci spiega perché il pericolo rappresentato dalla Corea del Nord non è minimamente paragonabile a quello ben maggiore rappresentato dall’Iran e perché il mondo dovrebbe temere molto di più gli Ayatollah che Kim Jong Un.
L’esperto editorialista/analista israeliano concentra la sua analisi su quattro punti fondamentali:
1 – La Corea del Nord è un Paese ateo mentre l’Iran è un regime teocratico. La differenza non è da poco perché gli atei come Kim Jong Un non sono fanatici che mirano a raggiungere l’aldilà come invece fanno gli Ayatollah iraniani. Gli atei sono focalizzati sulle cose materiali e soprattutto terrene, mentre i fanatici religiosi ne sono disinteressati preferendo operare unicamente all’interno di una visione secondo la quale il Jihad, la guerra santa, è l’unico mezzo per raggiungere il paradiso.
2 – La Corea del Nord è effettivamente una monarchia assoluta, mentre l’Iran è un’oligarchia
3 – Se il dittatore nordcoreano decide di portare il Paese verso una determinata posizione si può star certi che la Corea del Nord andrà verso la posizione voluta da Kim Jong Un. In Iran non è così. Il presidente iraniano Hassan Rouhani, giudicato a torto o a ragione un pragmatico, non può decidere quasi niente senza passare dall’approvazione della Guida Suprema, Ali Khamenei, e soprattutto senza avere l’approvazione del potentissimo Corpo delle Guardie della Rivoluzione, i più fanatici tra i fanatici.
4 – L’Iran è militarmente imperialista e ideologicamente trionfalista. Ha una politica estera aggressiva mirata a portare la rivoluzione islamica in tutto il mondo attraverso la conquista. La Corea del Nord, per quanto aggressiva e minacciosa, non interferisce nei Paesi vicini, non ha mai inviato militari nelle aree di crisi regionali, non mira a conquistare un qualche territorio. Per quanto possa essere opinabile, il programma nucleare nordcoreano è prettamente un programma difensivo e di deterrenza mentre quello iraniano è un programma offensivo.
Amots Asa-El ci spiega che non vi è alcun equivalente nord coreano all’intrusione dell’Iran negli affari interni di altri paesi e nel ventaglio di guerre civili regionali; non vi è alcuna analogia nord-coreana con gli attacchi terroristici sponsorizzati dall’Iran in Libano, Argentina, Kenya e Thailandia; ma soprattutto non ci sono paragoni tra la politica atea della Corea del Nord e quella profondamente religiosa ispirata dall’islamismo più radicale dell’Iran.
L’editorialista israeliano spiega poi che non è sua intenzione sminuire la minaccia rappresentata dal programma nucleare nordcoreano ma, aggiunge, quel progetto è l’unica minaccia di cui dispone la Corea del Nord mentre il programma nucleare iraniano è solo un dettaglio, una parte di una minaccia più articolata e complessa che interessa non solo il Medio Oriente ma grava sul mondo intero.
Le riflessioni di Amots Asa-El sono allo stesso tempo semplici e illuminanti, soprattutto lo dovrebbero essere per il Presidente Trump e per le cancellerie europee nel momento in cui decidono la loro politica estera e il regime di sanzioni da applicare a queste due dittature. Peccato che in Europa continuino a vedere Teheran più come una possibilità di business piuttosto che come un pericolo mortale.