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Rights Reporter > Medio Oriente > È troppo tardi per fermare l’Iran. Anche il mondo arabo trema
Medio Oriente

È troppo tardi per fermare l’Iran. Anche il mondo arabo trema

By Franco Londei Published 31 Maggio 2021

È troppo tardi per fermare l’Iran. È passata sotto silenzio forzato l’intervista al Financial Times del capo della Agenzia Atomica Internazionale (AIEA) nella quale Rafael Grossi lanciava un gravissimo ammonimento.

«L’Iran sta arricchendo l’uranio al 60%» ha detto il capo della AIEA al Financial Times.

E poi ha rincarato la dose. «Non puoi rimettere il genio nella lampada» ha detto Grossi per rimarcare il concetto che ormai è troppo tardi per fermare l’Iran.

Nonostante l’importanza della testata e del personaggio intervistato, questa intervista è passata incredibilmente sotto silenzio, come se non fosse mai avvenuta.

Eppure ci sarebbe di che parlarne e, soprattutto, ci sarebbe di che preoccuparsi dato il concetto che lancia il direttore della AIEA.

Non è un caso che Arabia Saudita e Iran abbiano iniziato colloqui ai più alti livelli per regolarizzare le relazioni.

Negli ultimi mesi l’Arabia Saudita ha preso un sacco di scoppole dagli iraniani e si è vista praticamente abbandonare dall’alleato americano. E se questo succedeva con Trump, figuriamoci con Biden.

È quindi abbastanza logico che Riad, a differenza degli altri paesi del Golfo, cerchi un avvicinamento con Teheran.

Questo per Gerusalemme complica decisamente le cose, anche in previsione di un eventuale attacco israeliano alle centrali atomiche iraniane, perché le basi saudite farebbero comodo per un rifornimento anche se non è chiaro se sarebbe necessario.

Non solo, complica le cose anche a livello politico perché se l’Arabia Saudita regolarizza i rapporti con l’Iran è automatico che non lo farà con Israele con il risultato che la cosiddetta “causa palestinese” tornerà in primo piano invece di essere sepolta dal silenzio.

Di chi è la colpa?

Di chi è la colpa se si è arrivati a questo punto? Non possiamo continuare a dare la colpa solo a Barack Obama. Lui in fondo credeva in quello che faceva e si sa che non amava particolarmente Israele.

Ma Netanyahu ha avuto 12 lunghi anni per sistemare la questione iraniana e non lo ha fatto, così come non lo ha fatto Donald Trump nei quattro anni della sua presidenza.

È vero, sono stati portati altri tipi di attacchi che hanno rallentato il programma nucleare iraniano, ma non lo hanno fermato nemmeno durante le pesantissime sanzioni imposte da Trump.

Ora il nuovo governo israeliano si trova a dover fare i conti con un Iran che ha posizionato le sue truppe in Siria a pochi Km dal confine con Israele e in dirittura d’arrivo per la bomba atomica, a un punto di non ritorno come ha ben spiegato il capo della AIEA.

Cosa succederà adesso è davvero difficile dirlo. Israele non ha né le bombe anti-bunker né gli aerei per trasportarle.

Ho già detto in passato che se non puoi distruggerlo lo devi seppellire. Se non puoi distruggere le centrali atomiche devi seppellirle di detriti bombardandole con tutto quello che hai.

Arrivati a questo punto non ci sono molte alternative anche se si deve mettere in conto una pesantissima reazione iraniana attraverso la Siria occupata, Hezbollah in Libano e probabilmente anche Hamas.

L’alternativa è lasciare che Teheran si doti di armi nucleari, il che secondo il capo della AIEA è ormai imminente. È davvero una brutta gatta da pelare per il nuovo governo israeliano.

TAGGED: aiea, intervista capo aiea, iran, israele, medio oriente, programma nucleare iraniano

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