E’ duro scontro (per ora solo verbale) tra il Presidente americano, Donald Trump, e il dittatore turco Recep Tayyip Erdogan. Motivo del contendere la lunga detenzione e la più che probabile condanna del pastore Andrew Brunson, cittadino americano detenuto in Turchia con l’accusa di favoreggiamento del terrorismo e spionaggio.
Con un Twitt pubblicato ieri sera il Presidente Trump ha minacciato la Turchia di sottoporla a “grandi sanzioni” se non libererà immediatamente il pastore Andrew Brunson, descritto da Trump come un «grande cristiano, uomo di famiglia e meraviglioso essere umano»
The United States will impose large sanctions on Turkey for their long time detainment of Pastor Andrew Brunson, a great Christian, family man and wonderful human being. He is suffering greatly. This innocent man of faith should be released immediately!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 26 luglio 2018
Andrew Brunson, un pastore evangelico cristiano cinquantenne originario della Carolina del Nord, è stato rilasciato mercoledì dopo un lungo periodo di detenzione e tradotto agli arresti domiciliari a causa dei suoi gravi problemi di salute. Il pastore Brunson era stato arrestato nell’ottobre del 2017 con l’accusa di proselitismo (cristianizzazione) nei confronti dei curdi, spionaggio e di collaborazione con quello che la Turchia definisce “terrorismo curdo”. Se condannato rischia una pena di 15 anni di carcere.
Immediatamente dopo la pubblicazione del Twitt di Trump è arrivata la risposta del Ministro degli esteri turco, Mevlut Cavusoglu, il quale anche attraverso Twitter faceva sapere che «nessuno può imporre niente alla Turchia» e che Ankara «non tollererà minacce di nessun tipo» concludendo affermando che «lo stato di Diritto è valido per tutti in Turchia».
Proprio la precarietà dello stato di Diritto in Turchia emersa con l’arresto del pastore Andrew Brunson aveva spinto alcuni senatori americani a bloccare la vendita di aerei F-35 alla Turchia.
Erdogan a suo tempo aveva messo sul piatto della bilancia la liberazione del pastore Andrew Brunson in cambio della estradizione di Fethullah Gulen, attualmente riparato negli USA, accusato dal dittatore turco di essere l’organizzatore del “golpe” che nel 2016 cercò di rovesciare Erdogan. Al diniego del Dipartimento di Stato americano, Erdogan avrebbe quindi “indurito” le condizioni di detenzione del pastore americano scatenando le ire del Presidente Trump fino alla minaccia di “dure sanzioni” arrivata ieri sera.
Negli Stati Uniti crescono i fautori di una estromissione della Turchia dalla NATO, ipotesi auspicata anche da illustri membri dell’Alleanza Atlantica. In molti sono preoccupati della svolta islamico-estremista imposta da Erdogan alla Turchia e della politica espansionista portata avanti da Ankara in diversi scacchieri internazionale.