Che Hezbollah minacci Israele non è certo una novità, ma che per farlo usi metodi di intimidazione mutuati da quelli mafiosi è invece un sistema relativamente nuovo.

Ieri i terroristi libanesi hanno pubblicato un Twitt nel quale mostravano alcune fotografie che, a detta loro, sarebbero state scattate “in uno degli insediamenti israeliani lungo il confine con il Libano” facendo quindi intendere di essersi “infiltrati in territorio israeliano”. Nel twitt, scritto in arabo ed ebraico, si invita Israele a “guardarsi le spalle”. «Chiunque pensa di seguire noi non dimentichi di guardare dietro la schiena»

L’intelligence israeliana pensa che questo sia un modo di Hezbollah per dire che i terroristi possono infiltrarsi in territorio israeliano e colpire gli insediamenti – e quindi i civili – che si trovano lungo il confine con il Libano quando e come vogliono.

Qualcuno potrebbe pensare che questa sia “solo” una sorta di guerra psicologica volta a innervosire i residenti israeliani lungo il confine con il Libano, in realtà l’intelligence israeliana non prende sottogamba queste minacce. In caso di conflitto tra Israele ed Hezbollah, conflitto che molti giudicano inevitabile, i primi ad essere in pericolo sono proprio gli insediamenti israeliani lungo il confine libanese e si teme che Hezbollah abbia piani precisi proprio per “invadere” detti insediamenti, uccidere e rapire cittadini israeliani per poi usarli come scudi umani o merce di scambio. Un rapporto presentato lo scorso mese di aprile dalla intelligence israeliana prevede uno scenario terribile nel caso di guerra tra Israele ed Hezbollah, scenario che anche queste recenti minacce rendono verosimile.

Rimane inconcepibile il silenzio della comunità internazionale sulle chiari e palesi minacce di Hezbollah e dell’Iran nei confronti di Israele, come se terroristi libanesi e Ayatollah iraniani non facessero sul serio e sia tutto uno scherzo. Non è uno scherzo, non lo è affatto. Queste sono minacce terribilmente serie con le quali la comunità internazionale farebbe bene a confrontarsi invece di continuare a girarsi dall’altra parte.