Pochi giorni fa mi è passato per le mani un giornale locale di inizio gennaio. Nello sfogliarlo, mi sembrava di leggere qualcosa dell’altro mondo, di un’altra era tanto sono cambiate le cose nelle ultime settimane.
Si pubblicizzavano nuovi locali, pizzerie, ristoranti, si potevano prenotare viaggi per la prossima estate, un nuovo grande centro di abbigliamento si apprestava ad aprire. Gli amministratori locali parlavano dei progetti per la prossima estate volti ad attirare turismo.
Più sfogliavo il giornale e più mi rendevo conto che tutto quello che stavo leggendo non c’era più, spazzato via in poche settimane dal virus COVID-19 o Coronavirus.
Ho avuto la stessa identica impressione andando a rileggere alcuni articoli di pochi giorni fa, analisi dove si parlava di una possibile guerra tra Iran e Israele, dove si parlava delle manie di grandezza di Erdogan o degli Ayatollah iraniani, articoli dove Israele si preparava ad affrontare la prossima tempesta di missili.
Anche tutto questo è stato superato dal virus COVID-19. L’Iran è alle prese con una epidemia i cui numeri non sono certamente quelli ufficiali ma sono sicuramente molto peggio. Israele oggi conta oltre 400 infetti, ed è solo l’inizio. Frontiere chiuse, quarantene per chi arriva dall’estero in tutti (o quasi) gli Stati del Medio Oriente. Turismo azzerato così come il commercio estero. Tutti i ragionamenti e le analisi fatte fino a ieri sembrano di un’altra era geologica.
Esperti dell’IDF, l’esercito israeliano, stimano che la pandemia generata dal Coronavirus durerà ancora a lungo, forse un anno. E invece di prepararsi alla guerra con l’Iran e con i terroristi islamici che circondano Israele si preparano ad affrontare questa nuova terribile minaccia.
A Teheran non pensano più alla guerra con lo Stato Ebraico. Il Coronavirus ha colpito duramente e in ogni settore della società iraniana, a partire dalla leadership.
Vai a leggere i feed che riguardano il Medio Oriente e trovi solo notizie che parlano del virus COVID-19. C’è addirittura chi ci vede un segno divino.
La sensazione che si ha in questo momento è quella di essere all’alba di un grande cambiamento, che potrebbe in qualche modo essere positivo o, al contrario, che potrebbe scatenare i peggiori istinti umani rendendo reali quelle guerre che fino ad oggi si sono combattute sottotraccia, quasi di soppiatto.
Nessuno è in grado oggi di prevedere gli effetti che avrà il COVID-19 a livello globale né tanto meno nell’area più calda del mondo, il Medio Oriente.
Temo purtroppo che questi effetti non saranno per nulla positivi, anzi, senza passare per il Nostradamus di turno, credo che andranno a peggiorare sensibilmente la già grave situazione in cui vivono milioni di persone nella regione mediorientale. E la disperazione, la povertà, il non vedere uno sbocco alla propria vita sono i migliori alleati di un virus che sembra pensato apposta per azzerare tutto, come se fosse un pulsante di reset.
I sognatori più incalliti vedono in tutto questo una possibilità per cambiare in meglio questo nostro mondo e in particolare il Medio Oriente. Ma anche in questo caso temo che quei sogni siano davvero troppo ottimistici. Più le cose peggioreranno e più emergeranno gli istinti di autoconservazione, quegli stessi istinti che nei secoli passati hanno portato direttamente alla guerra.
Vorrei tanto che gli ottimisti avessero ragione, che l’insieme di catastrofi che provoca e che provocherà il virus COVID-19 fungano da perno per una nuova ripartenza dell’umanità.
Temo tuttavia che con il peggiorare della crisi, che non guarda in faccia nessuno a partire dalla razza, dal colore o dalla religione, emergerà il peggio di tutti noi e che alla fine l’uomo seguirà il suo istinto primordiale, un istinto che in tempi di grande crisi porta sempre e immancabilmente alla guerra.