La risposta di Erdogan per Draghi è una medaglia al valore

Occorre superare i timori per i profughi e quelli della Merkel che ha più di tre milioni di turchi sul suo territorio e trattare la Turchia per quello che è in realtà: un regime islamico che non rispetta il Diritto Internazionale
15 Aprile 2021

Ieri, dopo sei lunghi giorni di silenzio, è arrivata la risposta di Erdogan a Draghi ed è una vera e propria medaglia al valore da appuntare al petto del Premier italiano.

Mario Draghi, durante una conferenza stampa, aveva definito il capo della Fratellanza Musulmana Recep Tayyip Erdogan un dittatore, primo leader occidentale di peso a farlo.

La verità fa male, ma soprattutto la sorpresa di sentirsi chiamare per nome senza timore e per sei lunghi giorni il sostituto di Abu Bakr al-Baghdadi è rimasto in silenzio.

Ogni tanto qualche “vocina di stampa” che faceva trapelare possibili ritorsioni economiche (che fa già ridere così considerando la situazione turca), qualche “giornalaio” italiano che criticava Draghi per aver detto la verità, ma sostanzialmente il silenzio.

Poi ieri il nuovo capo dello Stato Islamico ha preso il coraggio a due mani e ha definito Draghi «maleducato e impertinente» e ha avvertito che «le sue parole hanno colpito come un’ascia le relazioni tra Italia e Turchia».

Non so cosa ne pensino in Europa, ma forse sarebbe il caso di rivederle queste relazioni con la Turchia. Va bene la paura che il dittatore turco apra le sue frontiere ai profughi, ma anche farsi umiliare pubblicamente ogni tre per due da questo satrapo islamico è un po’ troppo.

Occorre superare i timori per i profughi e quelli della Merkel che ha più di tre milioni di turchi sul suo territorio e trattare la Turchia per quello che è in realtà: un regime islamico che non rispetta il Diritto Internazionale.

Siamo rimasti in silenzio quando il dittatore turco ha scatenato le sue milizie islamiche contro i curdi siriani che avevano combattuto l’ISIS invadendo di fatto la Siria.

Siamo rimasti sempre zitti quando è entrato a gamba tesa nel conflitto in Libia (sempre usando milizie islamiche ex-ISIS).

E ancora siamo rimasti muti quando ha minacciato la Grecia (e la minaccia ancora).

E si potrebbe continuare per ora a parlare delle volte che abbiamo ingoiato una violazione del Diritto Internazionale da parte del dittatore turco.

Adesso basta. Mario Draghi ha finalmente cambiato le carte in tavola e ha definito Erdogan per quello che è realmente.

Anzi, ha fatto di più, ha innescato un meccanismo per cui adesso anche in Europa dovranno ammettere che la Turchia non ha nessun titolo per avanzare alcuna pretesa da Bruxelles.

Qualcuno di quelli bravi ha visto nella recente visita di Draghi in Libia, pochi giorni prima del fattaccio, proprio una mossa anti-turca. E se anche fosse? Se anche fosse che Draghi ha cambiato l’atteggiamento italiano in Libia – sino ad ora passivo – per arginare la Turchia? Magari. Ci vorrebbe proprio qualcuno che argini l’espansionismo turco.

Staremo a vedere nei prossimi giorni. Per ora la tanto temuta ritorsione turca si è limitata a poche sprezzanti parole del dittatore turco, parole che sono un riconoscimento per il nostro Primo Ministro.

Franco Londei

Esperto di Diritti Umani, Diritto internazionale e cooperazione allo sviluppo. Per molti anni ha seguito gli italiani incarcerati o sequestrati all’estero. Fondatore di Rights Reporter

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