In questi giorni in cui Erdogan ha dato seguito alle sue minacce di attaccare il Kurdistan siriano, si leggono tante cose sull’uomo che ha trasformato la Turchia da Stato laico a regime islamico.
In molti lo giudicano un “pazzo islamico”, altri “il nuovo Hitler”, altri ancora un “criminale di guerra” e un “opportunista che ricatta l’Europa” con milioni di profughi.
In realtà Erdogan è tutto fuorché un pazzoide nazi-islamico schizzato. Erdogan è molto più pericoloso di quanto si pensi perché ha un piano, ha un obiettivo ben preciso ed è fermamente intenzionato a perseguirlo.
Capo della Fratellanza Musulmana
Prima di tutto Erdogan è (per auto-proclamazione) il capo della Fratellanza Musulmana. Ma cosa è la Fratellanza Musulmana? Per dirla in due parole (ma seguendo il link poco sopra troverete un dettagliato rapporto), la Fratellanza Musulmana è una organizzazione islamica sunnita che ha come obbiettivo principale l’instaurazione del califfato globale.
Dalla ideologia della Fratellanza Musulmana sono nate Al Qaeda, Hamas, lo Stato Islamico e una infinità di gruppi terroristi islamici.
Il loro motto è: “Allah è il nostro Obiettivo. Il Profeta è il nostro Leader. Il Corano è la nostra Legge. La Jihad è la nostra Via. Morire sulla via di Allah è la nostra più alta Speranza”.
La loro strategia, detta “strategia della gradualità”, si basa su due punti fondamentali:
1: graduale sviluppo della comunità islamica in occidente
2: progressiva diffusione dell’Islam nella sfera politica occidentale
Vista così sembra innocua, quasi una linea di proselitismo pacifico, un po’ come quella che proprio Erdogan sta facendo nei Balcani e in Africa.
Peccato che a quei due “innocui” punti di programma se aggiungano altri, dette fasi, che di pacifico non hanno nulla.
Fase 1: Da’wa (letteralmente significa chiamata all’Islam). Questa prima fase è caratterizzata dalla formazione dei musulmani. I Fratelli Musulmani locali cercano di creare gruppi di studio tra tutti i musulmani insegnando loro i principi dell’Islam e la presentazione di una immagine pacifica e positiva dell’Islam da trasmettere all’esterno. Questo primo stadio non è violento e si concentra sulla costruzione di moschee o luoghi di preghiera e di comunità.
Fase 2: Da’wa parte seconda. Attivo proselitismo con mezzi pacifici dei non musulmani. Questa fase è volta a convertire quanti più settori della società occidentale attraverso la diffusione di letteratura islamica, conferenze e attiva collaborazione con la “comunità ospitante”. In questa fase è possibile usare anche una tattica offensiva e ingannevole denominata taqiyya che permette di nascondere o addirittura rinnegare esteriormente la fede, di dissimulare l’adesione a un gruppo religioso e di non praticare i riti obbligatori previsti dalla religione islamica per ingannare l’infedele.
Fase 3: Jihad. Uso della violenza, ove necessaria, per diffondere l’Islam. Questa fase esplicitamente l’uso della violenza che all’inizio deve essere solo di carattere difensivo, cioè volta a liberare territori musulmani dagli infedeli. In seguito può diventare offensiva, cioè volta a conquistare i territori degli infedeli. La Jihad può essere lanciata contro i non musulmani o contro Governi musulmani che sono considerati “takfir”, cioè non rappresentativi del “vero Islam”.
Fase 4: Khalipha, il Califfato. Questa ultima fase è la ri-creazione di un califfato islamico e la diffusione dell’Islam in tutto il mondo. Il califfato è governato da un Califfo, un sovrano che governa in conformità con la Sharia.
La sottovalutazione di questi obiettivi
Ora, in occidente si tende facilmente a sottovalutare gli obiettivi su cui si basa la Fratellanza Musulmana e, soprattutto, la volontà dei Fratelli Musulmani nel perseguire quegli obiettivi. Troppo spesso si tende a ritenere tali obiettivi “esagerati” quando non “fantasiosi”. Chi mette in guardia su questi obiettivi molto spesso viene giudicato “allarmista” quando non “islamofobo”.
È un errore fatale. È lo stesso errore di sottovalutazione che si fece con lo Stato Islamico quando dichiarò di voler costituire un Califfato. Anche allora chi metteva in guardia sul pericolo venne giudicato “esagerato”, quasi deriso.
Erdogan
Torniamo allora a Erdogan. Il 12 dicembre 2017 durante un vertice straordinario della Organizzazione per Cooperazione Islamica (OIC) organizzato dopo la decisione di Trump di spostare l’ambasciata americana in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme, Erdogan propose la costituzione di un “esercito dell’Islam” che “ripulisse il Medio Oriente dalla presenza non islamica”.
In quella occasione, secondo il quotidiano turco Yeni Safak, vicinissimo al regime, Erdogan disse: «la Turchia sta attivamente perseguendo e rinnovando alleanze con i paesi musulmani in Medio Oriente e in Africa. Quelli che oggi credono di essere i proprietari di Gerusalemme (Israele n.d.r.) domani non troveranno nemmeno un albero dietro cui nascondersi».
Ora occorre fare attenzione perché non è la dichiarazione di un venditore di Kebab di Istanbul, è la dichiarazione del Presidente della Turchia, capo del secondo più potente esercito della NATO e, soprattutto, capo della Fratellanza Musulmana.
E dopo il Medio Oriente sarà la volta dell’Europa, perché il piano è quello. Oltre tutto Erdogan non fa nemmeno mistero di quello che vuol fare e del disprezzo che nutre verso gli europei. Occupa militarmente la metà di Cipro, un paese europeo di cui troppo spesso ci dimentichiamo. La sua marina militare impedisce alle società europee di fare prospezioni sui giacimenti di gas nel Mediterraneo. Minaccia l’Europa con milioni di profughi siriani se solo qualcuno si azzarda ad alzare la voce sulle sue malefatte interne ed esterne (vedi la recente invasione della Siria nord orientale).
In Europa qualcuno pensa che la furia islamista di Erdogan si esaurirà una volta finito di massacrare i curdi. Sbagliato. È solo l’inizio di una operazione, di un piano più vasto e ragionato al quale il nuovo Califfo lavora da tempo, spesso finanziato proprio con i nostri soldi.
Nei giorni scorsi sui social in molti sostenevano che applicare sanzioni alla Turchia avrebbe comportato solo problemi per la popolazione turca che già vive una situazione difficile a causa del regime. Sbagliato di nuovo. I turchi votano liberamente Erdogan almeno dal 2003 e non solo lo votano, nel 2007 gli hanno dato pieni poteri con un referendum costituzionale che in sostanza lo trasforma da presidente a “uomo con pieni poteri” su tutto e su tutti. I turchi sono con Erdogan e ne condividono appieno le idee.
Il nuovo leader del mondo musulmano (non solo sunnita)
Lo scopo finale non è quindi solo quello di essere riconosciuto come capo della Fratellanza Musulmana, una cosa ormai acclarata, lo scopo finale è quello di essere riconosciuto come nuovo leader del mondo musulmano, come Califfo del grande Califfato globale. Un leader che non ha paura di sfidare armi in pugno le grandi potenze, un leader che non si fa scrupolo di eliminare i nemici dell’Islam e di “epurare” il Medio Oriente dalla presenza non islamica.
Allora toglietevi dalla testa che Erdogan sia “solo” un pazzo fanatico. Il Califfo turco ha un piano ben preciso che, da buon Fratello Musulmano, porta avanti con “gradualità” e “puntigliosa perseveranza”. Non capire questo, non considerarlo, significa fare lo stesso errore fatto con Abu Bakr al-Baghdadi. E tutti abbiamo visto come è andata a finire.