Quello che Matteo Renzi non ha detto in Israele e ad Abu Mazen

23 Luglio 2015

La visita del Premier italiano, Matteo Renzi, in Israele e nei territori contesi non è stata molto seguita né dai media israeliani né tanto meno da quelli palestinesi. Ieri Renzi prima di recarsi nei territori contesi per incontrare Abu Mazen ha parlato alla Knesset facendo senza dubbio un bel discorso, niente di storico o di rivoluzionario, solo un bel discorso dove a spiccare sono state più le cose non dette di quelle dette. Con Abu Mazen poi è stato il festival del mutismo e della accondiscendenza che diventa complicità quando sul piatto non vengono messe le questioni che contano.

Ma andiamo con ordine. Come detto il discorso di Renzi alla Knesset è stato un bel discorso tempestato di giusti riconoscimenti alla storia e al ruolo di Israele, con un bell’attacco al boicottaggio di Israele. Peccato che il Premier italiano non abbia detto come intenda agire contro chi in maniera nazista e razzista boicotta Israele, cioè una delle massime espressioni della democrazia. Dopo le frasi dette contro il boicottaggio di Israele (chi boicotta Israele boicotta se stesso) ci si aspettava che annunciasse una serie di azioni volte a combattere questo assurdo fenomeno filo-nazista, dei provvedimenti che mostrassero una Italia veramente antirazzista e non solo antirazzista verso gli immigrati clandestini. Invece nulla, tanto più che il bel discorso di Renzi contro il boicottaggio di Israele è arrivato in contemporanea con il documento europeo che da inizio alla “marchiatura” dei prodotti israeliani provenienti dai territori contesi e che addirittura propone, come prossima tappa, alcuni provvedimenti contro le banche israeliane. Ed è abbastanza curioso che quel documento sia stato fortemente voluto da Federica Mogherini, colei cioè voluta fortemente alla guida della diplomazia europea proprio da Matteo Renzi. Uno strano controsenso dove le parole non corrispondono ai fatti.

Ma quello che è veramente ridondante è il silenzio di Matteo Renzi su alcune questioni che riguardano la cosiddetta Palestina. Giusto e corretto il discorso sui due Stati per due popoli, un obbiettivo sempre perseguito da Israele ma non dai cosiddetti “palestinesi”. Su questo il silenzio di Matteo Renzi di fronte ad Abu Mazen è stato assordante. I cosiddetti “palestinesi” potevano aver ottenuto il loro Stato da almeno 60 anni ma non l’hanno voluto e oggi, dopo decenni di conflitto, migliaia di attentati e diverse guerre, vorrebbero esattamente quello che gli è stato offerto alla nascita di Israele prima e con gli accordi di Oslo poi. In compenso Matteo Renzi è tornato a offrire aiuti economici alla cosiddetta Palestina, come riferisce l’agenzia ufficiale della ANP, WAFA. Sarebbe stato molto bello che Matteo Renzi prima di promettere altri soldi avesse chiesto ad Abu Mazen che fine hanno fatto i miliardi di dollari elargiti dall’Unione Europea alla cosiddetta Palestina. Oppure sarebbe stato bello che prima di promettere ulteriori aiuti allo sviluppo Matteo Renzi avesse chiesto ad Abu Mazen come mai nemmeno l’Unione Europea sa con esattezza che fine abbiano fatto i tanti progetti di sviluppo profumatamente pagati dalla stessa Unione Europea. Invece di chiedere tutto questo il Premier italiano è andato a promettere ulteriori soldi a pioggia e a fondo perduto alla cosiddetta “Palestina”. E’ strana questa miopia italiana ed Europea quando, per esempio con la Grecia, sia gli europei che gli italiani sono così tanto fiscali e rigidi.

Concludendo, noi non abbiamo capito molto bene il senso della visita di Matteo Renzi in Israele, visto che sulla questione più importante, l’Iran, si è detto d’accordo con Obama. In compenso abbiamo capito bene il senso della sua visita ad Abu Mazen: altri milioni e milioni di dollari da destinare ai conti svizzeri del nano malefico palestinese. Bravo Matteo Renzi.

Scritto da Adrian Niscemi

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