Bando alla ciance, lo sbandierato accordo tra Israele e Hamas che dovrebbe mettere fine alle ostilità per almeno cinque anni non è nell’interesse di Gerusalemme. Lo hanno detto chiaramente gli inviati israeliani al Cairo che dovevano trattare un cessate il fuoco con Hamas mediato dall’Egitto e dall’inviato ONU per il Medio Oriente, Nikolay Mladenov.

«Israele non ha alcun interesse a fornire su un piatto d’argento una vittoria politica ad Hamas» ci dice una fonte del Ministero degli Esteri israeliano. «Un accordo come quello che vorrebbero gli egiziani e l’inviato ONU per il Medio Oriente fornirebbe ad Hamas una grande vittoria politica che Israele non può concedere, specialmente in un momento in cui il gruppo terrorista palestinese è in fortissima difficoltà» continua la fonte.

Secondo la fonte, il piano di cessate il fuoco di lungo periodo messo a punto dall’Egitto e da Nikolay Mladenov – poi “stranamente” trapelato attraverso la stampa araba lo scorso 3 agosto – è stato presentato a Israele praticamente già scritto dando per scontato che essendo molto simile a quello a sua volta proposto diverso tempo fa dal Governo israeliano, Israele lo avrebbe accettato. Ma da quando la proposta venne avanzata (e rifiutata dai terroristi) molta acqua è passata sotto i ponti e oggi Hamas è decisamente più debole di allora.

In diverse occasioni Israele si era detto disposto a risolvere la questione di Gaza, persino in collaborazione con il Qatar, ma Hamas ha sempre fatto finta di essere interessato per poi buttare tutto all’aria, sicuro com’era di avere comunque l’appoggio dai Paesi arabi. Ora quell’appoggio non c’è più. Iran e Turchia, che sono rimasti gli unici a sostenere apertamente Hamas, hanno grossi problemi interni e gli aiuti del Qatar sono praticamente congelati.

Per Israele accettare ora il piano di cessate il fuoco a lungo termine con Hamas vorrebbe dire fare un favore immenso ai terroristi e forse concedergli anche la possibilità di riarmarsi. Non è questa l’intenzione di Gerusalemme.

«Per essere chiari, non c’è l’intenzione di rioccupare la Striscia di Gaza» afferma la fonte, «daremmo ad Hamas la possibilità di passare per vittima invece che per carnefice» continua. «Lasceremo che Hamas imploda da solo anche se prima che ciò accada ci aspettiamo molte gravi provocazioni come quella vista due giorni fa con il lancio di oltre 150 missili. Ma non cadremo nella trappola di Hamas, non ci faremo tirare dentro la Striscia» conclude.

Logico che se le provocazioni dovessero diventare non più sopportabili tra le opzioni sul tavolo c’è anche quella di una azione di terra, ma è davvero considerata l’ultima scelta.