Ieri il quotidiano arabo con sede a Londra, Al-Arab, citando fonti in Sudan ha riportato la notizia che aerei israeliani avrebbero colpito a nord di Khartoum un deposito di missili destinato ad Hamas. Il governo sudanese smentisce questa notizia mentre, come al solito quando si tratta di questo tipo di operazioni, a Gerusalemme tutto tace.
In realtà non è una novità che in Sudan ci sia una fabbrica di missili iraniana che produce ordigni destinati ai vari gruppi terroristici, già una volta Israele l’ha colpita, e non è una novità che attraverso il Sudan l’Iran cerchi di far arrivare armi ad Hamas nella Striscia di Gaza. La novità questa volta potrebbe essere nella rotta seguita dai caccia israeliani per colpire l’obbiettivo in Sudan che, a differenza di altre volte, sarebbe passata sui cieli egiziani invece che sorvolare il Mar rosso per poi addentrarsi in Sudan. Sarebbe questo quello che emerge da alcune rivelazioni fatte da anonimi funzionari egiziani al giornale egiziano Al-Masry Al-Youm. Tatticamente è un vantaggio poco più che esiguo ma politicamente è un segnale molto forte da parte dell’Egitto che oltretutto in queste ore si trova a combattere la sua guerra contro il terrorismo.
Non era sfuggito ai più attenti il viaggio a Khartoum del capo di Hamas, Khaled Mashal, un viaggio fatto solo qualche settimana fa probabilmente proprio per accordarsi sulle modalità di consegna dei missili. La consegna di quei missili sarebbe stata collegata all’accordo raggiunto il 22 maggio scorso a Doha, in Qatar, tra lo stesso Mashal e il vice Ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian, secondo il quale l’Iran si impegnava a fornire armi e denaro ad Hamas. L’ennesima prova che la guerra a Gaza è qualcosa di più complesso di una semplice guerra contro un gruppo terrorista quale è Hamas.
[glyphicon type=”user”] Scritto da Sarah F.
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