Il Medio Oriente è ormai una polveriera pronta ad esplodere, una pentola a pressione senza valvola di sfiato che continua ad accumulare energia. Ed in mezzo c’è il piccolo Stato Ebraico.
Il fronte nord
Ieri il capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha rilasciato una intervista alla TV Al-Manar nella quale per l’ennesima volta torna a minacciare di distruggere Israele in caso di guerra tra Stati Uniti e Iran.
È una intervista diversa però dalle altre volte, per due motivi. Il primo è che arriva all’indomani della decisione del Congresso americano a maggioranza democratica di “limitare” i poteri del Presidente Trump di innescare un conflitto con l’Iran. La decisione dovrà passare per il Congresso.
Il secondo motivo che rende questa intervista “diversa” dalle altre dove il capo di Hezbollah minaccia Israele (e sono tante) è che per la prima volta parla apertamente del ruolo iraniano nella “modernizzazione” dell’arsenale missilistico di Hezbollah che lo rende effettivamente pericolosissimo.
«Quando gli americani capiranno che questa guerra (con l’Iran) potrebbe spazzare via Israele, riconsidereranno i loro obiettivi», ha detto Nasrallah spiegando che Hezbollah dispone di decine di migliaia di missili in grado di colpire obiettivi in tutto il territorio israeliano con estrema precisione.
«Le nostre armi sono state sviluppate sia in termini di qualità che di quantità, abbiamo missili di precisione e droni» ha detto Nasrallah nell’intervista ad Al-Manar.
Poi, mostrando una mappa di Israele ha indicato i principali obiettivi che Hezbollah colpirebbe in caso di guerra. Tra questi l’aeroporto Ben Gurion, depositi di armi, impianti petrolchimici e di desalinizzazione dell’acqua e il porto di Ashdod. Poi ha affermato che i missili dei terroristi libanesi sarebbero in grado di colpire persino Eilat.
Nessun accenno al fatto che un eventuale attacco di Hezbollah a Israele comporterebbe automaticamente un coinvolgimento del Libano, come se la cosa non gli interessasse affatto.
Il fronte sud
Nel frattempo riprendono forza le tensioni lungo il confine con Gaza dopo che una pattuglia israeliana ha ucciso per errore un membro di Hamas lungo la barriera di confine. Israele ha chiesto scusa per l’errore ma Hamas non ha accettato le scuse e ha minacciato ritorsioni.
Ieri sera due razzi sono stati lanciati da Gaza su Israele, mentre questa mattina è stata la volta di un colpo di mortaio che ha colpito l’area del Consiglio Regionale di Eshkol. Israele ha ordinato il rafforzamento del sistema Iron Dome.
Il fronte siriano (Alture del Golan)
Intanto sul Golan la calma è solo apparente. Mentre Hezbollah ritira segretamente le proprie truppe dalla Siria per riorganizzarle in Libano in attesa di quello che succederà tra USA e Iran, la Brigata di Liberazione del Golan, 80.000 miliziani sciiti agli ordini diretti di Teheran, si attesta a poca distanza dal confine con Israele spesso confondendosi con l’esercito siriano.
Questa è forse l’area più pericolosa insieme a quella libanese. È chiaro, come dimostrato anche dalla scoperta di tunnel costruiti da Hezbollah, che il piano ordito da Teheran e dai suoi proxy regionali, prevede in caso di conflitto una invasione di terra di Israele.
Non è una minaccia da sottovalutare, e infatti a Gerusalemme non la sottovalutano affatto tanto che gli israeliani hanno costruito una grande struttura di intelligence in grado di monitorare in tempo reale tutte le manovre di Hezbollah e degli altri gruppi legati a Teheran.
Gli occhi del mondo sono puntati sul Golfo Persico e su quello che succede tra USA e Iran, ma il vero punto caldo è quello che avviene attorno al piccolo Stato Ebraico dove la tenaglia iraniana si sta progressivamente stringendo. Una vera polveriera pronta a deflagrare in tutta la sua nefasta potenza.