Negli Stati Uniti è molto forte il dibattito sul fatto che Washington abbia in mente un piano, per altro già iniziato da Donald Trump, che prevede il ritiro dei sistemi missilistici e delle truppe dal Medio Oriente.
In particolare Washington sarebbe deciso a ritirare i sistemi missilistici Patriot dall’Arabia Saudita, il che lascerebbe Riad completamente alla mercé dei missili e dei droni iraniani.
Non solo, ci sarebbe in programma il ritiro delle truppe dal Kuwait, dall’Iraq e persino dalla Giordania, una decisione che va ben oltre quella presa a suo tempo dall’ex Presidente Trump.
In sostanza, gli Stati Uniti stanno abbandonando completamente il Medio Oriente lasciandolo nelle mani delle due peggiori dittature della regione, l’Iran e la Turchia.
Alleanza anti-araba e anti-israeliana
Ormai da tempo Iran e Turchia stanno portando avanti una politica comune in Medio Oriente, anche se le due dittature non hanno molto in comune salvo l’odio per gli arabi e per Israele.
La Turchia si è ormai posta al vertice della Fratellanza Musulmana, il che la rende automaticamente nemica dei Paesi del Golfo e dell’Egitto che considerano i Fratelli Musulmani alla stregua di un gruppo terrorista.
L’Iran è il Paese sciita per eccellenza e ormai da molti anni porta avanti una politica di aggressione verso le teocrazie sunnite e in particolare verso l’Arabia Saudita.
Tutto questo, unito all’odio per Israele, fanno dell’Iran e della Turchia un mix micidiale nel cuore del Medio Oriente.
La Turchia, in special modo, è rimasta abbastanza tranquilla proprio perché c’era la presenza americana che in qualche modo metteva uno stop alle mire espansioniste di Erdogan.
Ma ora che gli americani abbandonano il Medio Oriente la situazione cambia radicalmente, anche in ragione del fatto che al vertice del potere in Iran è salito Ebrahim Raisi.
Edward Erickson, un ex ufficiale militare americano e professore in pensione di Storia Militare del Dipartimento di Studi sulla Guerra della Marine Corps University, pensa che il ritiro degli Stati Uniti miri a inviare un messaggio politico positivo all’Iran sulla riduzione delle tensioni tra i due paesi, aprendo la via per il ripristino dell’accordo nucleare.
Ma il problema è che ormai l’Iran non ha più nessun interesse a ripristinare l’accordo sul nucleare iraniano, meno che meno alle condizioni che vorrebbe l’occidente.
Per non parlare del fatto che Raisi e sulla stella linea di pensiero di Khamenei e dei Guardiani della Rivoluzione, cioè quello di arrivare al più presto alla bomba atomica.
Ma allora perché gli Stati Uniti si ritirano dal Medio Oriente? Alcuni analisti americani, tra i quali Murat Sofuoglu che scrive su TrtWorld, ritengono che Biden voglia ripristinare la politica di Obama che era quella della de-escalation in Medio Oriente per favorire gli accordi con i nemici come l’Iran.
Sarebbe un errore fatale, prima di tutto perché la politica di Obama in Medio Oriente ha portato solo disgrazie, a partire dal favorire l’avvento della Fratellanza Musulmana fino all’accordo sul nucleare iraniano, passando per le cosiddette “primavere arabe”.
In secondo luogo una de-escalation con l’Iran, magari togliendo alcune sanzioni, non farebbe altro che alimentare il terrorismo e aumentare la corsa di Teheran verso la bomba.
Abbiamo già visto cosa è successo quando l’Iran, a seguito del JCPOA, ha avuto accesso a miliardi di fondi. Non li ha usati per migliorare la vita degli iraniani, ma li ha usati per finanziare Hezbollah e altri gruppi terroristici, nonché per finanziare il programma nucleare.
E perché lasciare campo libero alla Turchia in Siria e probabilmente anche in Giordania attraverso la Fratellanza Musulmana? È vero che Obama era ideologicamente molto vicino ai Fratelli Musulmani, ma Biden non dovrebbe esserlo.
Anche in questo caso si tratterebbe di una mini de-escalation con Erdogan dopo che il capo della Fratellanza Musulmana aveva comprato gli S-400 dalla Russia e che per questo si era visto bloccare la consegna dei caccia F.35.
Biden non considera la Turchia alla stregua di un nemico all’interno della NATO come invece faceva (giustamente) Donald Trump. Al contrario, considera Ankara come un alleato fondamentale da non spingere nelle braccia russe.
L’idea non sarebbe del tutto sbagliata se alla guida della Turchia non ci fosse Recep Tayyip Erdogan, cioè colui che ha preso il posto di Abu Bakr al-Baghdadi e che non fa mistero delle proprie intenzioni.
Un ritiro di fronte all’Islam fondamentalista
Quello americano in Medio Oriente è a tutti gli effetti un ritiro di fronte all’islam fondamentalista, anche tenendo conto del contemporaneo abbandono dell’Afghanistan nelle mani dei Talebani e dei servizi segreti pachistani.
E non è un caso che i migliori alleati dei Talebani siano l’Iran e la Turchia. Non è un caso che le rotte dell’oppio passino proprio per Iran e Turchia.
È di fronte a questo fosco scenario che Washington getta la spugna in Medio Oriente. Di fronte alla bomba iraniana, al califfato turco e agli spacciatori di oppio e odio.
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